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Channel: KeVitaFarelamamma | Che vita fare la mamma tra emozioni, letture e lavoretti per bambini
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Renna di Babbo Natale con i rotoli di carta igienica

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L'altro giorno ho trovato in bagno, nascosta in un angolino, una piccola collezione di rotoli di carta igienica. Non ho ancora scoperto l'identità del piccolo collezionista (il quattrenne o la settenne?) però ho capito che potevo riciclare i rotolini di carta igienica per una facile decorazione. Ecco a voi le renne di Babbo Natale.

Cosa serve per realizzare la renna Rudolph con i rotoli di carta igienica
1) rotolini di carta igienica abbastanza rigidi
2) forbici
3) tempera marrone e pennello
4) gomma crepla bianca, rossa e nera
5) colla a caldo
6) nastrino dorato
7) campanellini
8) spillatrice



Nelle foto i passaggi d'esecuzione:
- premere la sommità del rotolo e stondare con le forbici
- dipingere tutto di marrone e lasciar asciugare
- ritagliare dalla parte inferiore del rotolino due cerchietti sottili
- piegare ciascun cerchietto a cuore in modo da formare le corna della renna
- attaccare le corna con una spillatrice
- applicare gli occhi e il naso di gomma crepla (o di cartoncino, se non avete la gomma crepla) e il nastrino con campanellini con la colla a caldo
- applicare un cordoncino nella parte posteriore per poter appendere la renna.

























Facile, no?!
Io l'ho creata con i miei bambini e penso che possa essere anche un facile lavoretto di Natale da realizzare con i bambini a scuola.
Dove lo appendereste? Noi abbiamo scelto l'albero di Natale. Là la renna Rudolph di Babbo Natale è proprio in buona compagnia.Con questa creazione handmade partecipo al brainstorming creativo del Gruppo The Creative Factory #thecreativefactory#handmadechristmas2017




Venite a scoprire tutte le altre coloratissime creazioni nei link qui sotto e se avete voglia di partecipare con le vostre, basta contattarci.


Ketty

Clara Button a Londra: una giornata Magica

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Ricordate quando, in occasione della Bologna Children's Book Fair, sono stata alla mostra sui libri legati alla moda? Uscita da lì, mi sono fiondata subito nella meravigliosa libreria per ragazzi di Bologna, Giovannini Stoppani, per acquistare i libri che mi avevano colpito di più. Clara Button a Londra. Una giornata magica (di Amy DE LA HAYE. Illustrazioni di Emily SUTTON - Donzelli editore), uno di quelli.
Finalmente riesco a parlarvene (era ora!).



Mia figlia lo legge spesso da sola e quando lo sceglie come lettura della buona notte con me, sono sempre contenta perché la storia è affascinante e le illustrazioni sono davvero incantevoli.

Perché Clara Button è stato scelto per il percorso The Extra Ordinary Library dedicato ai libri illustrati per la moda? (A proposito, da poco l’esposizione è stata allestita anche a Rimini). 

I cappelli sono la caratteristica di questo delicatissimo albo reso ancor più prezioso dal ricordo della nonna e dal bellissimo Museo in cui si svolge la storia.

Clara ha ereditato l'amore per i cappelli dalla nonna che non c'è più e che lavorava un tempo come "modellista". Trascorre tanto tempo tra bottoni, ago e filo mentre il fratellino le gioca intorno facendole tante dispetti. Il peggiore quando prende il cappello della nonna e lo rovina bucandolo. Che dolore per Clara!



La mamma allora per consolarla decide di farle vivere una giornata magica e organizza una visita presso il Victoria & Albert Museum.

Che felicità! E senza pensarci due volte, Clara mette in borsa il cappello rovinato della nonna sperando di trovare qualcuno in grado di ripararlo.

Il viaggio in bus per la città è ricco di emozioni e quando Clara arriva al museo con mamma e fratello si immerge totalmente tra le opere d’arte...senza perdere l’occasione di seguire un carrello pieno di Cappelli che chissà dove la porterà.




Clara si ritrova in una stanza piena di cappelli di tutti i colori e modelli. Un sogno. E quando viene scoperta dal personale del Museo, racconta del vecchio cappello della nonna in modo così accorato che si offrono di aiutarla per ripararlo.



Il finale ovviamente è lieto e il libro si chiude con Clara, la mamma e il fratellino davanti a una bella fetta di torta al cioccolato. Un tepore bellissimo.



Ciò che colpisce dell’intero albo illustrato è la bellezza, come anche la semplicità della storia, i colori e i mille accessori (stupendi i bottoni!!!), la possibilità di andare oltre il testo grazie alle immagini. Alla fine del libro, inoltre, ci sono tanti steakers a forma di cappelli, bottoni, angoli di Londra...

Moda e Museo si integrano tra loro perfettamente e con naturalezza raccontano la bellezza di una giornata magica tra i tesori di uno dei Musei più importanti, a livello mondiale, dedicato alle arti minori.

Inutile dire che leggendolo mi è venuta voglia di tornare a Londra.

Vivy 

Un arcobaleno tutto mio

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Che bella sorpresa per bimbuzza, quando abbiamo aperto e letto insieme questa nuovissima proposta di VerbaVolant (una delle case editrici che amiamo di più!). Mentre il libro da parati (Il Dono degli dei, ricordate?) ci ha regalato un grandissimo poster, questo ci ha deliziato di un arcobaleno lunghissimo.



Le pagine si aprono a fisarmonica: da una parte ci sono le illustrazioni che accompagnano il racconto di un bambino, dall’altra i colori dell’arcobaleno.

Una proposta davvero particolare! Un regalo molto gradito! La carta è spessa, se si lasciano le pagine aperte, creano un bellissimo effetto decorativo nella stanza.



La storia che si snoda pagina per pagina è molto semplice e, direi anche, ordinaria. Racconta una normalissima giornata di un bambino tra scuola, famiglia, compiti. Insomma, una qualsiasi giornata di un bambino. Mi ha colpito molto perché leggendola, è come se stessimo leggendo in qualche modo la nostra routine: la mamma e il papà al lavoro, il bimbo a scuola, poi a casa a fare i compiti e...la pioggia (invece dello sport e di qualche altra attività extra scolastica ahah!).



Piove, piove molto. Il bambino allora, dopo aver fatto i compiti, decide di mettersi seduto su una poltrona davanti alla finestra per guardarla.

E qui mi sono tornati in mente un sacco di ricordi di quando ero piccola: facevo esattamente la stessa cosa! Il bambino mette fuori dalla finestra una tazza per raccogliere la pioggia.



Aspetta e guarda finché, finito di piovere, vede un bellissimo arcobaleno.
E allora la fantasia prende il sopravvento anche perché, si sa, dove porta l’arcobaleno?

Ma certo! Porta a un tesoro.
Il bambino è pronto a partire col suo zaino ma...ecco che torna la mamma dal lavoro.

A questo punto, aprendo l'intero arcobaleno, il piccolo lettore potrà continuare a percorrere il viaggio per raggiungere il tesoro, far volare la fantasia e magari portare con sé la mamma.

Mi piace molto proprio per il binomio “concretezza e fantasia” che si snoda in ogni pagina e poi...come non amare l’arcobaleno?

Lo consiglio per un bellissimo regalo, per bambini dai 3 anni in su.

Vivy

Biglietti decorativi di Natale: per i pacchi regalo e la casa

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Anche quest’anno io e bimbuzza ci siamo messe al lavoro, tra colla a caldo e brillantini, per le nostre creazioni di Natale. Abbiamo realizzato dei biglietti natalizi che, aprendosi, diventano anche decorazione per la casa.


Il biglietto infatti è costituito da 4 facciate chiuse a pacchetto che, aprendosi, stanno in piedi e contengono una decorazione natalizia in ogni lato.

Prima di tutto quindi abbiamo realizzato le decorazioni da attaccare in ogni facciata esterna:
- un pupazzo di neve, sfruttando le palline di polistirolo acquistate per il compleanno a tema pianeti di bimbuzza (di cui ancora non vi ho parlato);
- una faccia di Babbo Natale con i dischetti struccanti e la gonna crepla per i dettagli;
- un angioletto e un albero di Natale su gomma crepla brillantinata.






Ho ritagliato il cartoncino verde o rosso per poi piegarlo in quattro. Dopo aver attaccato le decorazioni, l’ho chiesto con un nastrino.

Facilissimo! E anche per quest’anno ci siamo tolte il pensiero:)))

Voi avete realizzato qualcosa?

Vivy 

Irene la coraggiosa

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Brrrrr che freddo! Neve, tanta neve in questo bellissimo libro di William Steig (Rizzoli).

Un libro non necessariamente natalizio ma che, visti il contesto in cui si svolge la storia e il regalo di una bambina alla mamma, può sposarsi bene con il Natale



E' il primo libro di Steig che ho letto e acquistato, scoprendo che, nel 1986 quando è stato pubblicato, è stato scelto dal New York Times come miglior libro illustrato. Inoltre è l'autore del mitico Shrek! Non ho potuto quindi fare a meno di correre ai ripari per questa mia mancanza, acquistando anche il suo “Silvestro e il sassolino magico” che a mia figlia piace tantissimo. Oggi però voglio parlarvi di Irene, ispirata dal freddo di questi giorni  e perché anche io sto cercando il regalo perfetto per la mia mamma.



La madre di Irene è una sarta e ha appena finito di cucire un bellissimo abito per la duchessa che ha organizzato una festa per la stessa sera.  Bisogna consegnarlo al più presto, ma la mamma di Irene non si sente tanto bene e quindi la bambina, vedendo la madre stanca e ammalata, la convince a stare al calduccio tra le morbide coperte che le rimbocca, dopo averle portare qualcosa di caldo.



Andrà Irene dalla duchessa con l’abito avvolto in una bella scatola!

E così la bambina si mette in viaggio, a piedi, tra la neve, tenendo stretto il pacco, senza farsi intimidire dal vento gelato.
Il percorso è tortuoso, difficile, a un certo punto Irene si perde tra la neve e, peggio ancora, la scatola si apre e l’abito vola via, tirato dal vento contro cui Irene lotta per l’intero viaggio.
Irene non si arrende e arriva a casa della duchessa credendo di dover spiegare l’accaduto, ma... che sorpresa quando trova l’abito portato dal vento proprio davanti alla casa, attaccato a un albero!!!



Irene viene elogiata da tutti, in casa della duchessa, per il coraggio e la determinazione con cui ha portato a termine il suo compito. Viene invitata alla festa e riaccompagnata a casa il giorno seguente.



E la mamma di Irene?
Dopo una bella nottata di riposo, sta molto meglio e si rincuora nel vedere tornare la figlia con la carrozza della duchessa...su cui c’è anche un dottore”.

Insomma, una bella avventura finita bene e soprattutto con un regalo prezioso per la mamma: l’amore e le attenzioni della sua bambina.

Quale regalo migliore per una mamma?

Vivy 

I libri che ho letto nel 2017: la mia classifica

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Da qualche anno ho l'abitudine di organizzare i libri che leggo per anno, confinando in una cartella intitolata "Non vado avanti" quelli che per diversi motivi non riesco a leggere e che abbandono senza possibilità di ritorno.

Anche quest'anno, come negli anni precedenti, ho letto 25 libri digitali più qualche cartaceo e ovviamente tanti libri per bambini/ragazzi non contenuti in questa lista.

Ho già detto che amo soprattutto i giallie che grazie ai miei viaggi in treno riesco a leggere con costanza, anche se attraverso periodi in cui metto da parte i libri per scrivere o ascoltare la musica.
Per esempio, in questo ultimo mese, non ho letto molto e in questo momento vado a rilento con l'ultimo libro di Marco Vichi (Nel più bel sogno) che, tra l'altro, attendevo da tempo.



Ho deciso di scrivere questo post non solo per condividere la lista dei libri che ho letto nel 2017, ma anche la mia personale classifica. Indubbiamente molti di loro sono ancora vivi nella mia mente mentre altri fatico a ricordarli. Grazie a questo lavoro posso rivederli e ripercorrerli, cosa che posso fare solo perché sono in vacanza:)))
L'elenco mi ha fatto notare, inoltre, che mi sono avvicinata a generi diversi (non solo gialli quindi!), una vera sorpresa!


Ecco quindi i libri e gli autori che mi hanno accompagnato in questo ultimo anno, in ordine di gradimento per me.

Lo strano viaggio di un oggetto smarrito - Salvatore Basile

Ciò che inferno non è - Alessandro D’Avenia

L’Arminuta - Donatella Di Pietrantonio

Pulvis et umbra - Antonio Manzini 

Chi manda le onde - Fabio Genovesi

Scrivere è un mestiere pericoloso - Alice Basso

Delitto e rovescio - Claudio Paglieri 

Rondini d’inverno - Maurizio De Giovanni

Un po’ di follia in primavera - Alessia Gazzola

Arabesque - Alessia Gazzola 

Doppio delitto al Grand Hotel Miramare - Emilio Martini (4)
A pari merito tutti gli altri che ho letto di seguito, in ordine cronologico (1 La regina del catrame, 2 Farfalla nera, 3 Chiodo fisso, 5 Il mistero della gazza ladra, 6 Invito a Capri con delitto)

Torto Marcio - Alessandro Rebecchi 

La rete di protezione - Andrea Camilleri

Sinestesie - Mara Tribuzio

Esche vive - Fabio Genovesi

Il mare dove non si tocca - Fabio Genovesi

Una storia nera - Antonella Lattanzi

Uomini nudi - Alicia Giménez Bartlett 

La pavoncella - Emanuele Gagliardi

Ci sono bambini a zigzag - David Grossman

Ci tengo a fare una menzione speciale a Sinestesie di Mara Tribuziodi cui vi ha parlato anche Ketty, perché rientra perfettamente tra quei libri che mi hanno sorpreso e tenuta avvinghiata alle pagine, nonostante fosse un genere di lettura per me inusuale. Inoltre, essendo scritto da una persona che conosco bene, ho cercato di mantenere un atteggiamento distaccato per non lasciarmi influenzare dal senso di amicizia e stima che provo per l'autrice. Lo consiglio per chi ha bisogno di una lettura appassionante, intrisa di poesia e riflessioni che fanno bene al cuore.

Tra i libri letti, c'è anche la Bartlett che io adoro per il suo commissario Pedra Delicado. "Uomini nudi" non ha a che fare con le indagini ed è un romanzo che mi ha lasciata molto perplessa, quasi sconvolta non solo per la storia ma anche e soprattutto perché dalla Bartlett mi aspettavo qualcosa di diverso. Ecco perché nonostante il mio amore per lei, l'ho confinata in fondo alla lista.

Nella cartella "Non vado avanti" ci sono 4 libri: Un delitto fatto in casa di Gianni Farinetti, Gli anni della leggerezza della Saga di Cazalet, Dove la storia finisce di Alessandro Piperno, Tutta colpa del tè di Marta Savarino.



Siccome ci ho preso gusto, vi indico anche una lettura (cartacea) appena ricevuta in regalo e che si legge tutta d'un fiato, Buona vita a tutti di J. K. Rowling (l'autrice di Harry Potter). Si tratta del discorso tenuto dalla scrittrice invitata alla cerimonia di laurea di Harvard. Fallimento e importanza dell'immaginazione sono i temi principali del suo discorso: bellissimo leggerli integrati alle esperienze di vita dell'autrice della saga, oggi, più famosa al mondo.

«Non occorre la magia per trasformare il mondo. Dentro di noi abbiamo già tutto il potere che ci serve: il potere di immaginarlo migliore».

Per quanto riguarda invece i libri illustrati che ho preferito nel 2017, ecco la mia top five:

L'orso e il piano

La volpe e la stella (non ho ancora scritto la recensione)

Mortina

La ragazza che salvava i libri

Un Natale da favola

Ecco qui. Adesso spero solo in un 2018 ricco di letture appassionanti e di cui avrò piacere di parlarvi alla fine del prossimo anno.

Vivy

Io sono il drago

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Oggi vi parlo di un irresistibile libro edito dalla Sinnos: Io sono il drago. 
È la storia di Alice, una bimba che predilige uno dei giochi più belli del mondo: il gioco del "far finta di essere". 
La bambina domina la scena prendendo le sembianze immaginarie di un drago tremendo mentre i suoi compagni di gioco, genitori e nonni molto pazienti, accettano di interpretare ruoli improbabili come quelli di scheletri, principesse e cavalieri, pur di rendere felice la piccola.
I miei bambini ed io proviamo tanta simpatia per questo libro!

È una storia che giocosamente spazza via i pregiudizi di genere sui giochi

Ma davvero qualcuno pensa ancora che esistano ruoli da maschio e da femmina e che tutte le bimbe amino sentirsi solo principesse? 
O che le nonne non possano far finta di essere un mucchio di ossa scheletriche?
Attenti lettori, perché Alice il drago vi farà tremare e i nonni scheletri vi scateneranno tante risate.

È una storia che esalta il gioco come modo di vivere la famiglia.

Quando Alice si trasforma in drago, nessuno si tira indietro dal gioco, neppure quel povero papà chiamato a svolgere la parte del cavaliere che viene continuamente sconfitto e divorato dall'orrenda creatura!
Se già non giocate con i bambini al gioco del teatro, questo libro vi farà venire la voglia di provare.
È un modo per tornare bambini, cementare la relazione genitore/nonno/figlio e divertirsi in modo semplice e genuino. 
Guardate che tenerezza quest'abbraccio fra Alice drago e la mamma principessa.


È una storia sul potere della fantasia dei bambini che se ne infischiano dei ruoli predefiniti e li stravolgono con libertà  d'espressione. 

Il nonno principessa è una trovata esilarante!

Infine è un libro sorprendente per la sua genesi. 

Nella postfazione l'autore racconta, infatti, di essersi ispirato alla storia vera di una bimba che ritendosi brutta preferiva recitare la parte della torre, suscitando la tenerezza e l'ilarità dei presenti. 
Nel libro non si capisce se Alice ami il personaggio del drago perché non si ritiene abbastanza carina come principessa ma di sicuro emerge la sua personalità esplosiva che mette decisamente in secondo piano gli aspetti brutto/bello.
D'altronde non c'è nulla di più affascinante del genio creativo, non credete? 

Quanto al formato, si tratta di un libro cartonato, lucido, con molte illustrazioni dettagliate e buffe, un completamento dell'allegria del testo. 

E voi giocate al gioco del "facciamo finta di essere..."?
Ketty

La terrazza assolata

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Stamattina mi sono svegliata con un ricordo, un’immagine di me bambina mentre gioco nella terrazza dei miei nonni, a Siracusa. Una terrazza piena di sole (la ricordo solo così, probabilmente non pioveva mai!) dove trascorrevo tanto tempo con mia nonna mentre stendeva i panni o con mio nonno mentre annaffiava i fiori.

L’accesso alla grande terrazza avveniva da due porte finestre, quella della camera da letto dei miei nonni (altro luogo in cui trascorrevo molto tempo, giocando davanti alla toeletta di mia nonna o con le sue scarpe) e dal salone dove si svolgevano spesso pranzi domenicali, cene e feste.


Sullo scalino della terrazza - avevo 2 anni
Ho tante foto di me che gioco nella terrazza assolata, in estate e inverno, nonché ricordi di un’infanzia felice durante la quale venivo coccolata, corteggiata, viziata come si addice a qualsiasi prima nipote. 

Vivevo con i miei genitori nella porta accanto, su uno stesso pianerottolo: per me era un’unica casa, passavo dall’una all’altra continuamente e stavo sempre con l’orecchio teso se i miei nonni uscivano, per intercettare il loro rientro. I miei zii erano ragazzi quando sono nata quindi sono cresciuta con loro, nelle loro camerette e con i loro amici. Mio zio suonava la chitarra o ascoltava le partite alla radio; mia zia aveva un poster bellissimo di Sophie Marceau, la protagonista del Tempo delle mele.


Con mio nonno mentre curava le piante
Ricordo, come se lo avessi adesso sotto il naso, l'odore del pomodoro messo a essiccare su tavole di legno, nella terrazza assolata. Da bambina non lo amavo, non lo trovavo nemmeno utile. Oggi darei chissà che cosa per avere l'estratto di pomodoro fatto da mia nonna, il pomodoro ricco di odori e sapori dell'estate di Sicilia. Stava fuori per giorni e giorni, mia nonna lo rimescolava col mestolo di legno, non si poteva toccare.

Per non parlare dell’odore dei pesciolini fritti (mia nonna friggeva d basta) che usciva prepotente dalle finestre di casa e mi raggiungeva mentre giocavo fuori in terrazza!



Indimenticabili le cene, nelle sere d’estate, sulla terrazza non più assolata ma dove si poteva sentire sotto i piedi il calore del sole ancora vivo nel pavimento.

Da quella terrazza mia nonna mi guardava andare via la mattina, quando uscivo di casa alle 7.35 per prendere l’autobus che mi portava a scuola. È sempre lì la trovavo quando si faceva l’ora di tornare a casa, alle 13.40.
Prima di girare l’angolo mi voltavo sempre per un ultimo saluto con la mano.

Non scriverò il motivo, ma quella terrazza ha un significato molto particolare per me e mia nonna, per qualcosa che ci ha unito ancora di più quando avevo 4 anni.


Questa foto l'adoro: con la mia mamy
Indelebile il ricordo di quando, la sera del 5 gennaio, mio nonno mi teneva in braccio e dalla finestra su quella terrazza mi faceva vedere il cielo gridando: “La vedi la Befana!! Eccola eccola, è sulla scopa che gira e aspetta che tu vada a letto per portarti la calza!”.
E io: ma non la vedoooooo!

Ci credevo davvero. 

Tempo fa sono tornata su quella via (da tempo abbiamo lasciato quelle case e quella zona), e inevitabilmente ho guardato la terrazza che si affaccia sulla strada.
È stato molto strano. 

E stamattina, non so perché, ho rivisto me bambina su quel terrazzo pieno di sole. Ho un forte magone. È stato bello scriverlo.

Vivy 

Momento di stasi e tempo di cambiamenti

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Probabilmente chi ci segue si sarà accorto che da alcuni mesi siamo un po’ cambiate. Non scriviamo più con costanza, non seguiamo con zelo il nostro piano editoriale e probabilmente risultiamo meno coinvolte, per non dire annoiate.
Non sappiamo dire perché o per come. Ci siamo affievolite senza un motivo apparente e nel frattempo abbiamo perso la preziosa collaborazione di Francesca. 

Ne approfittiamo per annunciare che la nostra Francy ha deciso di non fare più parte di KeVitaFarelamamma e che il blog è ormai gestito solo da me (Vivy) e Ketty.

Sarà stato questo uno dei motivi della nostra apparente apatia? 
Sono convinta che i momenti di riflessione siano importanti per trovare nuovi stimoli, per pianificare un inizio diverso e, chi lo sa, anche un progetto.
Sinceramente avrei voglia di iniziarne uno nuovo. Per la serie “siccome non ho niente da fare...”!!! Scrivo quello che sento: stamattina il mio mood è “voglio fare qualcosa di nuovo, impegnarmi in un progetto interessante e coinvolgente”.

Me lo dice anche l'agenda...e io non ho riempito nemmeno una riga:-(



Ma cosa?
E quando?
Il tempo non è mio amico. Non è una scusa.
Proprio non ce l’ho.

Ieri ho letto del bellissimo progetto dell’amica Francesca (Il caffè botanico) e mi sono trovata quasi a invidiare la sua energia, il suo entusiasmo, la felicità di aver realizzato un sogno che aveva in cuore da tempo e che oggi è realtà.
Nel frattempo vi consiglio di seguirla su Instagram ;-.)




Per non parlare di tutto quello che bolle in pentola alla mia amica Ester con il suo Gaspard.
Quanto è stato bello vedere lei e suo marito accucciati dentro il loro paradiso, davanti al mare, buttando giù i loro prossimi sogni e itinerari di viaggio!?
Bellissimo.
La sua pagina si chiama Esterofili e ha anche un profilo bellissimo su Instagram.



Mio marito, ultimamente, oltre al suo lavoro (che già lo impegna tantissimo), collabora con Senza filtro, un giornale online dedicato alla cultura del lavoro. È persino andato a una riunione di redazione dove hanno buttato giù i prossimi progetti editoriali, da qui a metà anno.
Che bellezza! 
A proposito, ieri è uscito con il suo nuovo articolo. Vi consiglio di leggerlo;-) proprio bello.



E allora mi sono chiesta: qual è il mio progetto adesso?
Mi sto arenando.

Ho raggiunto sicuramente importanti obiettivi lavorativi. Sono molto felice e appagata, perché ogni giorno ricevo tanti stimoli senza annoiarmi mai. Ho ancora tanto da imparare e mi sento più sicura, a mio agio con le situazioni e le tantissime persone con cui ho a che fare ogni giorno.

Oggi ho anche la possibilità di accompagnare mia figlia a scuola la mattina, grazie a un orario lavorativo che concilia le nostre esigenze famigliari. 

Dalla scorsa estate faccio sport e non mi sono mai fermata. Grazie a Fixfit oggi mi sento meglio, a parte il mio ginocchio scricchiolante.

La mia bimbuzza cresce e mi/ci parla molto. Siamo molto fieri di lei. Quando la mattina mi blocca al cancello (perché non vuole che la accompagni proprio fino alla porta di scuola), ci fermiamo, io mi abbasso verso di lei e con uno sguardo ci diciamo tante cose. Le dico sempre (oltre a “fai la brava” Ahaha): ricordati che ti penso sempre.
Lei poi si gira e corre verso l’entrata. A volte si rigira per un ultimo saluto con la mano.
Io sto impalata a guardarla.

Torno in macchina e ricomincia una nuova giornata. In treno leggo o scrivo (come adesso) e penso già a tutte le cose da fare entro stasera (ho già messo a scongelare qualcosa x la cena).

Sento comunque che in questa fase della mia vita mi manca una spinta.
È il motivo per cui, da mesi, dovremmo dare inizio ai nostri cambiamenti sul blog e invece non parte niente?! Siamo rimaste in due, non dovrebbe ancora apparire una sezione NOI dove ci presentiamo in tre. Non è corretto per i nostri utenti. Non è corretto per noi.

Abbiamo uno slider che andrebbe aggiornato di corsa e invece riporta l’immagine delle vecchie KeVitaFarelamamma, catturate in un momento (ottobre 2016) in cui eravamo pimpantissime e piene di collaborazioni e idee. 

Non siamo più così. 

Un po’ mi spiace, ma sono certa che usciremo da questo limbo molto presto. Troveremo slancio e stimoli giusti, nel frattempo se vi va aspettateci.

Io intanto cerco di pensare a un progetto nuovo, a qualcosa che mi faccia provare di nuovo il gusto di esserci e soprattutto di scrivere.

Vivy 

Conoscere Leonardo Da Vinci con il taccuino segreto

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Non lontano da dove viviamo, c'è il piccolo e grazioso paese in cui è vissuto un personaggio conosciuto in tutto il mondo per la sua genialità, Leonardo da Vinci. In una delle nostre ultime gite di famiglia, ci siamo ritrovati nel piccolo borgo dove è possibile visitare il museo leonardiano e poco lontano da lì la sua casa.

Tra le varie vetrine e negozi, ha ovviamente attratto la nostra attenzione il libro "Il taccuino segreto" della Giunti Junior che è finito dritto dritto nelle nostre mani. 


Lo abbiamo letto subito, seduti su una panchina di pietra di fronte a questo bellissimo vicoletto:



Il libro della Giunti Junior, scritto da Gloria Fossi, per la serie "le storie dei grandi personaggi", si presenta con un formato e una grafica gradevoli, con le illustrazioni di Gianluca Garofalo.



Chi parla è proprio Leonardo che, bambino, racconta le sue passioni e decide di scriverle su un diario che compone lui stesso, mettendo insieme dei fogli con un laccio. Così annota tutti i suoi pensieri e le idee geniali che gli vengono in mente, raccontando parti della sua vita e del contesto in cui vive.



Affascinante il racconto dei suoi viaggi con padre, a cavallo, a Firenze per raggiungere la bottega di Verrocchio che sarà suo il suo maestro. Il padre avrebbe voluto che Leonardo diventasse notaio come lui, ma accorgendosi delle alte doti del figlio, decide di fargli seguire il percorso artistico con il grande maestro di Firenze.



Ho trovato molto appassionante conoscere la storia di questo grande personaggio, attraverso i suoi  racconti da bambino, soprattutto perché davvero Leonardo ha lasciato un diario di disegni e appunti:)



Una bella proposta, quindi, per avvicinare i piccoli lettori alla vita di grandi personaggi. Ci piace molto!

Vivy 

Libri per il giorno della memoria: Il ciliegio di Isaac

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Mi ha tolto il respiro. 
Ho letto questo libro - edito da Edizioni Paoline - in apnea, prima in preda al tormento e poi quasi soffocata dalle lacrime di commozione. 

È la storia di Isaac, un bambino ebreo internato in un campo di concentramento, raccontata con la voce e le chiavi interpretative della mente e del cuore di un bambino.
Cosa capivano di quel che accadeva quei bambini ebrei, violentemente separati dai genitori e prigionieri in luoghi dove pativano ogni giorno il morso della fame? Probabilmente, come Isaac, pensavano di essere finiti nella caverna delle streghe o si sforzavano di crederlo perché gli occhi dell'innocenza non possono neppure concepire un male così assoluto perpetrato dagli uomini. 

"Ricorda il tuo nome, Isaac" gli sussurra la mamma prima di essere strappata via dal figlio dai soldati tedeschi.
Isaac resta solo e fa tesoro della memoria del suo nome che è anche quello del suo caro nonno.  
Nel campo di concentramento vive terrorizzato, percependo che le giornate non hanno più colori. 
Non  riesce a giocare con gli altri bimbi a "chi fa il kapò" e si rifugia nel ricordo dell'amore, simboleggiato dal ciliegio che, nel tempo passato della libertà, ammirava in giardino mentre il caro nonno gli intonava dolci nenie ebraiche.
È il ricordo di quel ciliegio dai bianchi petali a dargli conforto. 

Ed è proprio quel ciliegio a salvargli la vita
Un giorno gli si avvicina un giovane zingaro, alto, flessuoso e rugoso come il ciliegio del nonno. Si chiama Rasim. Rasim gli offre posto nel suo letto dividendo con lui la sua coperta, anche se troppo corta, condivide con Isaac il pane, lo avverte delle insidie sottese al comportamento dei soldati tedeschi e, il giorno dei bombardamenti al campo di concentramento, fa scudo col suo corpo in favore del bambino. 
Molti anni dopo Isaac sarà padre e darà il nome di Rasim a suo figlio e al vecchio ciliegio del nonno. 
Meravigliosamente poetica l'immagine del vecchio ciliegio che intreccia i suoi rami ad un giovane ciliegio nel giardino di Isaac divenuto ormai adulto.
Cosa rappresentano questi intrecci? 
I legami dell'amore. 
Legami contro le separazioni dell'odio razziale. 
Legami contro i muri dei campi di concentramento e tortura.  
Legami di amicizia che oltrepassano differenze di età, provenienza e lingua, come quella fra Rasim e Isaac.
Legami di memoria contro le separazioni prodotte dall'oblio.

Perché dimenticare è separarsi dalla storia dell'umanità e da se stessi

"Ricorda il tuo nome Isaac" gli aveva raccomandato la sua mamma, prima di essere portata via. 
La memoria salva Isaac, la memoria salva noi.

Sublime testo di Lorenza Farina di cui vi segnalo in fondo al post altre pubblicazioni.
Illustrazioni toccanti e poetiche di Anna Pedron
Anche quest'anno, buon 27 gennaio, buona giornata della memoria a tutti. 
Ketty 

Altri libri di Lorenza Farina recensiti da kevitafarelamamma:

La zingara in treno

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Non c’era posto, l’altra sera, durante il mio viaggio di ritorno a casa, finché finalmente ho trovato un buco in una carrozza, accanto a una donna con due bambine piccole.

Lì per lì non ho notato fosse una zingara, con le sue ciabatte colorate e il calzino, la gonna lunga, un’accozzaglia di colori sgargianti addosso e un velo sul capo.
Le due  bambine, tra uno e due anni, imbacuccate con giubbotti e cappelli di lana, dentro una carrozza dove la temperatura sfiorava i 30 gradi (mai un senso di misura in treno!), giocavano. 
Si moriva di caldo.

Seduta al mio posto, le due bimbe mi sfioravano spesso perché, si sa, non si è mai visto un bambino piccolo fermo o composto in treno: è giusto che esplori e passi il tempo in qualche modo. 
Attratte dal contenitore per i rifiuti, le due piccole zingare hanno iniziato ad armeggiare lì intorno, aprendolo e chiudendolo, attaccando la gomma da masticare (si, la duenne la teneva in bocca come un adulto!) sul coperchio del contenitore per poi rimetterla in bocca.
La madre parlava al telefono.
Io cercavo di non guardare. 

Era però inevitabile incrociare lo sguardo delle bambine che, a turno, richiamavano la mia attenzione con versi e gesti. E quando la più piccola ha portato in bocca, anche lei, un pezzo di chewing-gum della sorella, mi sono allarmata e ho intercettato per tempo la madre che, per niente indispettita, ha preso un fazzoletto e ha pulito le bambine.

Il treno continuava il suo viaggio ma per le bimbe era comunque un’attesa lunghissima che non sapevano come riempire. 
Si sono innervosite
La più piccola piangeva. Qualche viaggiatore accanto ho visto che si spazientiva. Poi...figuriamoci...erano zingari!

Inutile il tentativo della madre di attaccare al seno la più piccola. No, lei voleva uscire dallo scompartimento del treno!

Ho frugato dentro la mia borsa, rimpiangendo di non avere un pacchetto di crackers da offrire alle due bimbe (meglio delle chewing-gum!). Poi l’idea!
La mia meravigliosa agenda mr wonderful ha alcune pagine piene di steakers che Lucia, stranamente, aveva lasciato ancora intatte. 

Non ci ho pensato due volte! Ho staccato due pagine piene di adesivi colorati e le ho date alle due bimbe che, come per magia, si sono subito ammutolite, estasiate davanti ai due fogli. La madre mi ha ringraziata e alla duenne ha chiesto di fare lo stesso.



Un pendolare accanto mi guardava come se fossi un extra terrestre. Come ho potuto dare confidenza a quella gente!? A quelle bambine che magari tra qualche anno ci sfileranno il portafogli dalla borsa con una destrezza che nemmeno Lupin!?
Per non parlare della madre!

A maggior ragione ho iniziato a giocare con la duenne che, nel frattempo, si rivolgeva a me per staccare gli adesivi e attaccarli  sul suo braccino, dopo aver sollevato la maglia. Abbiamo ripetuto il lavoro almeno tre volte finché è arrivato il momento, per me, di scendere dal treno.

Intanto i pendolari accanto mi guardavano con biasimo ma anche con un pizzico di curiosità. 

Arrivata quasi alla mia fermata ho, quindi, lasciato il foglio alla bambina e preso borsa, sciarpa e cappotto per avviarmi verso l’uscita.

Non dimenticherò mai le braccine della bambina tese verso me, quel gesto che ogni genitore conosce molto bene e che ha un solo significato: prendimi e portami con te.

Ma non dimenticherò nemmeno lo sguardo dei miei “compagni di viaggio”, quelli che ogni giorno siedono accanto a me per raggiungere il posto di lavoro e che, probabilmente, domani penseranno al giorno della memoria, ricordando qualcosa di ormai molto distante dalle nostre vite, senza però la consapevolezza che le persecuzioni, quelle dettate dagli sguardi, avvengono purtroppo ogni giorno.

Vivy 

La magia del mio nome

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Da quando lo abbiamo ricevuto, sta fisso sul comodino di mia figlia, vicino al letto, perché non manca un giorno che lei non lo sfogli e legga.
Essere protagonista della magica avventura contenuta in questo libro, inorgoglisce sicuramente bimbuzza che vede il suo nome scritto tra le righe...

La storia si apre con la mamma che mette a letto Lucia, dandole un bacio per la buona notte. La bambina non vuole dormire subito (un classico!) e chiede alla mamma il significato del suo nome. Ma è tardi, glielo racconterà il giorno dopo.



Lucia si addormenta e sogna, fa un bellissimo sogno che le svela, passo dopo passo, il significato di ogni lettera del suo nome. L’avventura inizia con l’apparizione di una fata luminosa che guida Lucia per un sentiero (per certi versi somiglia ad Alice nel paese delle meraviglie), dove incontrerà vari personaggi da aiutare e a cui la bambina non si sottrae.






Ogni personaggio le svelerà il significato di ogni lettera:
L lottatrice 
U unica 
C creativa
I intelligente
A adorabile



Quando la bambina si sveglia nel suo letto, non può che essere felice perché ha finalmente scoperto la magia che si nasconde dietro il suo nome.

Per acquistare il libro e personalizzarlo con nome e personaggio (si può scegliere tra maschio, femmina e colore dei capelli, dopo aver inserito il nome del bambino/a) basta andare sul sito La Magia del mio nomeCon pochi e semplici passi, il libro sarà pronto e in pochissimi giorni arriverà a casa vostra. Il formato è grande, rettangolare. Le illustrazioni sono molto belle e colorate. 
E non è finita qui! Se usate il codice KEVITA, avrete diritto a 5€ di sconto valido fino al 10 Febbraio 2018.

Vivy 

Alleggerirsi

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Il solo fatto di digitare la parola “alleggerirmi” e di aver evocato il concetto di “scrollarmi di dosso dei pesi”, mi fa sorridere.
Non mi riferisco al peso delle ciccette, quelle per il momento sono al posto giusto. Parlo di alleggerirmi delle liste di cose da fare. 

Appartengo alla categoria delle persone SI. 
Con buona dose di semplificazione, si può dire infatti che esistano due categorie di persone: le persone SI e quelle NO ovvero quelle che ad ogni richiesta tendono a rispondere affermativamente con un sorriso (anche quando non sono convinte) e quelle che tendono a rispondere di NO (anche quando non hanno neppure valutato la domanda). 
Nessuno dei due atteggiamenti è più giusto dell’altro. Essi comportano solo conseguenze diverse. 

Io sulla punta della lingua ho quasi sempre un SI: negli impegni di lavoro, in famiglia, nelle relazioni sociali, ovunque, se qualcuno mi chiede supporto, tendo a offrire la mia disponibilità. 
Questo mi aiuta a crescere, conoscere gente, misurarmi con me stessa, fare nuove esperienze e mi procura altri innumerevoli vantaggi che di rado potranno trarre dalla vita coloro che si fanno sempre indietro.
D’altra parte, la mia disponibilità mi espone a più rischi, più fatica e a periodi di sovraccarico come quello che sto vivendo ora. 
Il mio 2018 è iniziato in modo scoppiettante, per usare un eufemismo, con un’agenda traboccante e un misurino di confusione. 

È arrivato dunque il momento di mettere ordine
Voi come fate quando vi sentite saturi di impegni? 
Provo a programmare qualche via d’uscita

*Eliminare cose superflue: meno cose in casa e ufficio, meno fatica per ordinare.

* Limitare gli incontri deprimenti
Ci sono persone che hanno la tendenza a vomitare addosso agli altri tutti i propri malesseri. E' giusto e arricchente ascoltare anche queste persone, non è giusto farsene carico. Ecco, quando noto che queste persone abusano del mio tempo, limito la durata della conversazione. 

*Selezionare gli interessi: quali sono le attività che davvero mi fanno bene? 

Ora come ora, se ho dieci minuti per me, leggo un libro. È difficile che mi metta a spippolare sui social network. Non riesco a rispondere a tutti i messaggi e commenti. Pazienza.

*Selezionare le fonti di informazione per eliminare dalla testa i dati inutili

Leggo le notizie dai miei giornali preferiti. Da tempo non clicco più sui video inviati via whatsapp e in genere sui links pieni di fake news, clamori e livori. 

*Migliorare le relazioni

Voglio eliminare i contatti social con i quali non interagisco e frequentare di più i miei concittadini.
C’è stato un periodo che ho coltivato davvero poco le relazioni con i vicini. Me ne sono resa conto in tempo! Ringrazio la rete per tutte le persone intelligenti e divertenti che mi dà modo di conoscere ma il contatto personale è insostituibile! 

*Banalmente...Contare fino a 30 prima di rispondere SI e prendermi un altro impegno

Guadagnare tempo e viverlo meglio.
Ce la farò? E voi come fate?
Ketty

Le più belle storie dei miti greci

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Adocchiato tanto tempo fa, ho aspettato il momento giusto per  acquistare e proporre a mia figlia questo bellissimo libro sui miti greci. E ho fatto bene perché oggi, settenne, la mia bimbuzza lo sta apprezzando tantissimo, lo legge persino da sola (temevo un po’ perché non è facilissimo interpretare le storie mitologiche) e ogni tanto se ne esce con frasi del tipo: mamma ma che nomi difficili Menelao e Agamennone! 



Affascinata dalla storia del tallone di Achille (mamma ma com’è possibile che solo quella parte è rimasta scoperta dalla magia della madre?), bimbuzza predilige ovviamente l’episodio del Cavallo di Troia...per non parlare delle risate che si è fatta quando ha letto e sentito per la prima volta questo nome.
Si è tappata la bocca dicendo: ma è una parolaccia!



Insomma, questo libro ben illustrato e con un testo adatto ai lettori della scuola primaria, fa bene il suo lavoro, avvicinando facilmente i bambini al mondo dei miti. E fa tanto bene anche a me che ho tanto amato e studiato le storie mitologiche, la lirica e poesia greca, i poemi omerici e tutto quello che deriva dal mondo classico. Mi vergogno quando mi rendo conto di aver dimenticato tante cose.



Oggi con mia figlia ho, quindi, l’opportunità di studiare e ripassare i miti greci attraverso una delle cose che ci piace di più fare insieme, e cioè leggendo. 



Il libro contiene i seguenti episodi:



Vivy 

L’orchestra: un libro per aguzzare la vista, scoprire gli strumenti musicali e non solo!

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Che sorpresa quando io e mia figlia abbiamo sfogliato insieme, per la prima volta, questo stupendo albo illustrato di Chloé Perarnau - Gallucci editore.
Acquistato su Amazon, fidandomi solo della copertina vista in una condivisione su IG (spesso sono impulsiva con i libri!), il libro ha assolutamente soddisfatto le mie/nostre aspettative.
Un libro che è anche gioco con tanto di soluzioni nell’ultima pagina.
Aguzza la vista!


Ebbene, è stato naturale per me e bimbuzza cercare i musicisti pagina per pagina, tra tanta folla e oggetti di ogni tipo, in città diverse e dove vengono messe in evidenza le specifiche peculiarità del luogo.
Si possono quindi imparare non solo i vari strumenti musicali, ma anche città e paesi come Tokyo, Porto, Islanda, Rio de Janeiro, Russia, Provenza, Grecia, Istanbul, Egitto...



Funziona così.
Nelle prime due pagine vengono presentati i musicisti con nome e strumento.
Poi, di due pagine in due pagine (il libro è grande e quindi ci si sofferma molto in quel tripudio di colori, oggetti, case...), ogni musicista descrive in una cartolina indirizzata al maestro dell’orchestra il luogo in cui si trova e soprattutto cosa fa con il suo strumento musicale. 

C’è quindi chi usa i piatti per servire la pizza, invece di suonarli; chi presta la corda dell’arpa per stendere i panni; chi usa il pianoforte come riparo in un campeggio; chi suona i violini in punti sparsi della città; chi suona il triangolo in perfetta armonia con le Piramidi d’Egitto...

Ma la cosa divertente è che bisogna scovare il musicista in mezzo alla folla, proprio dopo aver letto gli indizi e quelli del povero maestro che va alla loro ricerca, paese per paese.

Per esempio...riuscite a vedere, nella foto di seguito, Caterina che serve la pizza con i suoi piatti??? :-)))


E qui? Trovate Emile con il suo triangolo?

Ma...perché il maestro li sta cercando? 
Ma ovvio! Devono suonare tutti insieme e...finalmente dopo averli trovati tutti...


Mia figlia adora andare in giro per i paesi e aiutare il mastro nella ricerca dei suoi musicisti. E vi assicuro...che non è per niente facile! 
Bello e divertente!

Vivy 

Il buon rito della buonanotte

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Inizio questo post con un tono fra lo stupefatto e l’angosciato.
Che tristezza, ma che tristezza sentire che molti genitori mandano a letto i bambini senza una favola… Che preoccupazione, ma che preoccupazione apprendere che molti genitori lasciano sistematicamente addormentare i bambini davanti alla TV o col tablet in mano…
Lo ammetto, sono po’ fissata con il rito della buonanotte.

Ho sempre pensato che non si può riposare bene se non si va a letto ordinati, puliti e soprattutto con tutte le emozioni a posto. Se vale per me, certamente vale per i miei figli.

Ecco perché ho elaborato un rito preciso e creato un’atmosfera che ambisce ad accarezzare il cuore.

1. Atmosfere in bagno

Con musica melodica di sottofondo (ho la radio in bagno), i miei bambini ed io facciamo il bagnetto e indossiamo il nostro morbido pigiama. Prima di far indossare i calzini ai miei bimbi, ho l’abitudine di massaggiare delicatamente i loro piedini con una crema idratante e balsamica, di solito al timo. L’idea è nata dopo aver imparato la canzoncina “Piccolo piede”, uno dei brani della meravigliosa raccolta Rime per le manidella Franco Cosimo Panini. 

2. Atmosfere nella cameretta

In cameretta abbasso le luci e insieme ai bambini recito una preghiera. A volte è una preghiera cantata, come il mio amato canto scout “Al cader della giornata”. Mia figlia predilige “Dolce sentire” ispirata a San Francesco d’Assisi.
Nonostante siano abbastanza cresciuti, i miei bambini mi chiedono ancora di intonare ninne nanne. Ne conosco tantissime, le ho imparate per diletto durante la prima gravidanza. Le canto io, senza alcun supporto digitale, stonando e a volte sbadigliando ma raccogliendo il loro consenso. Per quanto possiamo essere stonate come campane, la nostra voce di mamma è sempre la loro preferita (per ora).


Poi arriva il momento della storia. Per noi la lettura ad alta voce è un bisogno irrinunciabile, come sapete. 

Mentre i bimbi si distendono nel loro letto (o qualche volta nel lettone) io o mio marito, a luci soffuse, leggiamo un libro, scelto da noi o scelto insieme a loro, oppure inventiamo le storie. All'inizio della lettura utilizziamo un tono più elevato per attrarre l’attenzione e favorire la concentrazione dei bimbi che difatti, presi dalla curiosità di scoprire il finale, ci guardano ad occhi spalancati, anche nella penombra. 
Dopo abbassiamo i toni e leggiamo con voce sempre più fievole, mentre i bambini socchiudono le palpebre e si addormentano.

E se i bambini faticano ad addormentarsi per paura del buio? 

Ormai non accade da tempo. Abbiamo le nostre lucine di emergenza, le stelle fosforescenti attaccate alle pareti e la meravigliosa new entry, la luce notturna da comodino Ape Maya di Varta
Non vi dico che gioia quando ho portato in cameretta la loro adorata Ape Maya in versione luminosa! Il personaggio è proprio adatto al ruolo di lampada notturna con quel suo sorriso rassicurante. 
Realizzata in plastica infrangibile, la piccola lampada è leggera e si accende con un semplice tocco. Il fascio luminoso raggiunge i 2 metri di distanza e può essere regolato tramite l’interruttore posto sul fondo della base. E se mi dimentico di spegnerla, nessun problema: l'Ape Maya Night Light si spegne automaticamente dopo 30 o 60 minuti, a seconda della modalità di luce scelta (forte o tenue).


Avrete capito che nel nostro rito della buonanotte sono banditi TV e dispositivi digitali!

La TV, per la nostra "serata film" settimanale, è consentita solo il venerdì sera. 
E voi come vi addormentate?
Ketty

Neve, freddo, disagi, corse, sorprese

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Inutile dire che l’ondata di freddo di questi giorni, in tutta Italia da nord a sud, sta sconvolgendo la vita di tante persone, soprattutto per quanto riguarda gli spostamenti.
Chi, in particolare, lavora lontano da casa e ha bisogno di viaggiare in treno o in macchina, sta subendo disagi sovrumani, come se non si fosse saputo da più di una settimana che sarebbe arrivato il gelo siberiano!!!

Il terrorismo climaticoè partito una decina di giorni fa, quindi non è concepibile un disastro del genere tra tilt del traffico, treni soppressi, scuole chiuse... Sta per partire il solito luogo comune, della serie “in Svezia dove questo clima è perenne da ottobre a maggio, funziona sempre tutto bene!”...ma signori...io non mi lamento quasi mai...però la vena ogni tanto scoppia anche a me! Non parlo di Roma eh, dove posso capire (ma non comprendere ahahah) l’eccezionalità della cosa! Sto parlando della Toscana e dell’Emilia!

Ci tocca quindi riorganizzare il ménage famigliare, correre di più, spostare gli appuntamenti, accumulare ritardi, chiedere favori ad amici e parenti...e le giornate, che già normalmente sono infinite e incasinate, si complicano oltre misura...ma oggi voglio guardare il lato positivo!



Non sto a tediarvi sulla mia mattinata a rischio ibernazione in stazione, aspettando un treno che non arrivava mai, tra soppressioni e ritardi. È bastato un piccolo gesto, quello di una mamma (la mia) lontana mille km per infondermi il giusto calore che scioglie i metri di neve intorno a me.

Il pacchetto con un libro inaspettato, di un autore che adoro e che ho scoperto da poco (stupendo il suo "Ciò che inferno non è") su un grande poeta e personaggio della Letteratura italiana che, sono sicura, dopo la lettura di questo libro non considererò più tanto pessimista e sfortunato.



Ed ecco risollevata la mia giornata.

Grazie mamma.

“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?”



La sfida è lanciata e ci riguarda tutti: Leopardi ha trovato nella poesia la sua ragione di vita. E noi? Qual è la passione in grado di farci sentire vivi in ogni fase della nostra esistenza? Quale bellezza vogliamo manifestare nel mondo, per poter dire alla fine “nulla è andato sprecato?”

Da “L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita”.

Tra l'altro, quanto è bello ricevere libri di carta??? Kindle, lo sai, ti adoro, ma il piacere della carta...è insuperabile;)

Vivy 

La nave cervo: un viaggio alla ricerca dell'amicizia

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Adoro questo libro della Gallucci Editore, perché mi offre l'occasione di affrontare con i miei figli, per mezzo di parole semplici e illustrazioni che rapiscono, due temi essenziali: il significato dell’amicizia e il significato del viaggio.
L’ambientazione è ipnotica: boschi, mare e isole incontaminate avvolta da nebbie, luci sfumate, colori pastello che tratteggiano ogni dettaglio rendendolo vivo. Davvero meravigliose illustrazioni!
I protagonisti sono familiari: animali parlanti che rappresentano molto bene certi desideri e atteggiamenti umani.

C’è Marcus,una volpeche si sente diversa dal branco perché non si pone solo domande su cibo e generi di altra necessità ma desidera approfondire il senso delle cose. Si interroga sul vasto mondo, non solo sul microcosmo del proprio bosco, ed è determinato a cercare altre volpi che sappiano porre e ricevere domande.

Ci sono poi icervi imbranatiche sfidano le proprie paure per andare a cercare isole più rigogliose,non si accontentano di quello che hanno.

Ci sono ipiccioni che millantano lo spirito dell’avventuraper poi cedere alle prime difficoltà.

Tutti questi animali/persone, un giorno incrociano le proprie vie, decidendo di partire a bordo della nave cervo, vascello imponente e affascinante sormontato a poppa da enormi ali di cervo di legno.
Il viaggio rivela presto tutti i suoi pericoli. 
Tempeste e attacchi dei pirati minano la fiducia dei viaggiatori che tuttavia resistono e finalmente raggiungono un’isola paradisiaca dove godono di abbondanza di cibo e conforto. 

Sono tutti contenti tranne Marcus, l’unico a non aver trovato quel che cercava: volpi interrogative come lui. Poi Marcus parla con franchezza con i suoi compagni di viaggio e riprende a sorridere perché si rende conto che quei compagni, pur non essendo volpi, sono capaci di fare discorsi significativi come i suoi.

Interessante il dialogo sull'amicizia:

Cos'è l’amicizia?
“Si diventa amici quando si mangia insieme
“Non sono d’accordo” disse Victor. “Gli amici te li fai quando hai delle avventure insieme”.

“Forse avete ragione tutti e due” disse Marcus, “Ma io penso che gli amici te li fai quando gli fai delle domande”.

Altrettanto brillante il finale in cui i compagni di viaggio comprendono che a certe domande non troveranno risposta e che l’unica risposta certa è non fermarsi mai, riprendere il viaggio, col proprio bagaglio di esperienze, anche quando si è giunti ad un approdo felice.
Alla fine della storia il concetto è chiarissimo.

Ecco chi è l’amico: qualcuno con cui viaggiare, capace sia di scuoterti con le sue domande che di divertirsi con te, condividendo la tavola e le avventure, con tutti i rischi annessi.

Non è forse vero (e bello)?
Ketty

Una vita da somaro

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“Sei un somaro!”
Dice un giorno la maestra a Bruno, rimproverandolo per non aver messo l’accento sulla E...
Bruno non si scompone, per lui essere definito un somaro è addirittura un complimento. Il bambino, infatti, al contrario della maestra, conosce bene le virtù dei muli.

Con questa scena ambientata a scuola e questi pensieri racchiusi nel cuore dell’alunno Bruno, ha inizio un delizioso romanzo per bambini scritto da Daniela Valente e illustrato da Flavia Sorrentino per Coccole books.
“Una vita da somaro” racconta la storia di Giardino, il mulo del nonno di Bruno.
Il nonno e Giardino svolgono insieme l’antico e fondamentale mestiere del traporto dei tronchi tagliati dai taglialegna. È un lavoro duro che Giardino sa compiere impeccabilmente grazie alla sua forza ed alla sua mansuetudine. Bruno è fiero di ascoltare i racconti delle giornate di montagna del nonno e di Giardino. Un giorno purtroppo la salute del nonno cede, il nonno smette di lavorare ed è costretto ad affidare ad altri le cure del suo mulo. Quale sorpresa per Bruno ritrovare Giardino nel cortile della sua scuola! Giardino è diventato il protagonista di  un progetto culturale, la biblioteca ambulante. Ed è proprio lui a trasportare i libri. È un acclamato bibliomulo! Non solo. Ben presto si rivela importantissimo per lo sviluppo di bambini con qualche difficoltà di comunicazione, come Luca, un compagno di scuola di Bruno sempre silenzioso e con lo sguardo assente. Grazie alla pet therapy con Giardino, anche Luca comincia a interagire col mondo.


L’autrice ha affidato la voce narrante di questa storia commovente ai protagonisti indiscussi: Bruno e il mulo Giardino.
Bruno espone gli eventi con la delicatezza e lo stupore di un bambino mentre il vecchio mulo Giardino,  le cui “parole” sono evidenziate in rosso, è pieno di consapevolezza e concretezza, lo spirito che in effetti traspare dagli occhi di un vecchio mulo. Avete mai avuto occasione di conoscerne uno?

Il racconto offre davvero tanti spunti di riflessione: la bellezza per un bambino del rapporto con i nonni e l’intensità dei racconti sul passato e sui vecchi mestieri; l’arricchimento per i bambini e per gli adulti che deriva da una relazione diretta con la natura e gli animali; l’armonia fra i bisogni dell’uomo e quelli degli animali, in questo caso del mulo.

Il linguaggio ricco e sentimentale di Daniela Valente è in binomio perfetto con le illustrazioni di Flavia Sorrentino che dipingono efficacemente le sfumature dolci, imbronciate, euforiche, sognanti dei bambini.

Una vita da somaro è parte della collana “coccole green” (sul nostro blog la recensione anche di “Bruno, chiamatelo Bruno”), corredate da un inserto di taglio storico-scientifico a cura del simpatico “Prof. Ulisse”.

Leggetelo, scoprirete aspetti interessantissimi sui muli. Per esempio lo sapevate che i muli furono compagni fedeli del Corpo d’armata alpino durante la seconda guerra mondiale!?
Dopo questa lettura, nessuno più si senta offeso a sentirsi chiamar somaro!
Ketty

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