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Channel: KeVitaFarelamamma | Che vita fare la mamma tra emozioni, letture e lavoretti per bambini
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Imparare a leggere con gli Attacca Parole

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Qualche mese fa ho avuto il piacere di partecipare, in occasione dell'evento Firenze Libro Aperto, ad una lettura animata tenuta da Patrizia Ceccarelli, autrice di libri per bambini e direttrice della collana “Attacca parole”, edita da Raffaello Ragazzi. Dalle foto traspare il rapporto di simpatia che Patrizia instaura con i piccoli lettori e la sua comunicatività. Sono questi, in effetti, gli ingredienti trasfusi nei libri della Collana.

Gli Attacca Parole sono dei libri attivi pensati per i bambini che si avviano ad imparare a leggere.
Le storie sono scritte in stampato maiuscolo in formato grande e con font molto lineare e leggibile. Ad ogni pagina corrisponde un’illustrazione che raffigura l’episodio narrato.

Nel corso della lettura, il bambino è stimolato a leggere non solo dall’interesse suscitato dalle storie ma anche dal gioco che dà il nome alla Collana: quello di attaccare le parole.

In ogni pagina, il lettore trova infatti delle parole stampate in colore attenuato sulle quali dovrà applicare lo stickers corrispondente fra quelli allegati in seconda pagina di copertina. Lo scopo del gioco è quello di far concentrare ancora di più il lettore alle prime armi sul riconoscimento della forma-parola.

Un altro aspetto interessante è che ciascuno dei libri della collana è dedicato a parole inerenti un medesimo argomento: parole del mare, del bosco, del circo e della casa. In questo modo il bimbo sviluppa anche il concetto degli elementi simili e degli insiemi.

Le storie sono vicine alla sensibilità dei piccoli lettori che sono in una fase di crescita in cui sviluppano la propria personalità.
Mia figlia preferisce Orco Straorco, un orco che col suo aspetto orrendo mette in fuga cacciatori e taglialegna, così preservando la pace nel bosco. 

Straorco, comprendendo che gli animali hanno bisogno di lui per sentirsi protetti, accetta il proprio aspetto finché un giorno accade nella sua vita qualcosa di inaspettato: si innamora. E così cresce in Straorco l’insicurezza. Come potrà l’ amata orchetta ricambiare i sentimenti di un orco brutto come lui? 
Il finale è lieto ma vi lascio la curiosità. 
La storia, narrata con brio da Patrizia Ceccarelli, è illustrata da Simone Frasca che con i suoi disegni trascina la fantasia del lettore nel Bosco Grande, al cospetto di animali e creature fantastiche dalle tenere fattezze.

Molto carina è anche la storia di Scodino, un pesciolino che non si sente mai a proprio agio perché, contrariamente a tutti gli altri pesci, è privo di coda. Un giorno però capirà che, per essere apprezzato, più che la coda occorre il coraggio. E lui, ne ha da vendere … Scodino, scritto da Marco Moschini con parole che suscitano empatia e suspance, è illustrato da Chiara Bordoni che dona al pesciolino due occhioni ed espressioni che lo rendono subito familiare.

Che ne pensate? Vi incuriosiscono questi Attacca Parole?
Per finire, per gli appassionati di app, è possibile associare alla lettura i giochi degli Attacca Parole disponibili sul sito della Raffaello Ragazzi che consentono di trascinare oggetti sulle parole e lanciare l’audio lettura.
Buon divertimento!

Ketty

I conti di famiglia: ecco come mi sono organizzata

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Esattamente un anno fa, ho avuto una folgorazione di fronte all'agenda Kakebo dei conti di casa per risparmiare e gestire le spese senza stress (Giunti Demetra).

L'ho presa senza pensarci due volte.



Da sempre ho io l'incarico di stare dietro ai conti di casa (ho preso da mio padre), seppur non sia assolutamente brava in matematica. Mi sono prestata a farlo con spontaneità e devo dire che è un'ottima soluzione per me che...non sono così tanto parsimoniosa!
Diciamo che non mi freno...soprattutto davanti a vestiti, borse e trucchi. 
Mio marito è più controllato ma è anche molto generoso e mi vizia spesso.



Detto questo, a mio marito piace che io stia dietro ai conti di casa (una bega in meno in effetti Ahaha) e devo dire che, da quando uso questa agenda, ho preso più consapevolezza delle nostre spese, soprattutto di quelle che pesano di più sul bilancio familiare e di cui tra l'altro non si può fare a meno.
I trasporti (bus, treno, benzina).
Oltre allo shopping. Ovviamente. 

Cosa ha di particolare l'agenda Kakebo e in cosa mi ha aiutata?
Le premesse iniziali e i consigli pratici contenuti nelle prime pagine sono essenziali. Spesso le rileggo per motivarmi e per cercare di essere più controllata.

Devo dire che l'esperimento dei 10 secondi non sempre con me ha funzionato e nemmeno quello dei 30 giorni...!!! Ahi ahi...



Però ho notato comunque un miglioramento (:-)) tanto che siamo riusciti a risparmiare tantissimo rispetto agli anni precedenti.
Ma non ci siamo privati comunque di niente.
Si è trattato semplicemente di controllare e capire dove vanno a finire i soldi prelevati, quali bollette costano di più per tentare di migliorare certi comportamenti (per es . chiudere i rubinetti dell'acqua quando non serve!), quanto spendiamo per la spesa mensile (a volte troppo, quindi mi sono impegnata scrivendo delle liste più precise), quanto usciamo fuori a cena e quanto spendiamo per il tempo libero.



A parte le spese fisse (bollette, sport, assicurazione, rata auto, inglese, mensa scuola, donna pulizie, telefono ecc...), tutto sta nel gestire le spese variabili, quelle che dipendono solo da noi e dal nostro modo di fare.

Dopo un anno esatto, ho tirato le somme ed è stato davvero utilissimo capire in cosa ho ecceduto e in cosa invece sono stata brava.



Abbiamo viaggiato diverse volte nel corso dell'anno, abbiamo sostenuto spese di alcuni eventi per noi importanti, io ho fatto più shopping del solito non solo per me ma anche per Marco e Lucia.
Nonostante tutto, controllare è stato utilissimo e mi ha dato la capacità di  seguire un percorso preciso.

Per questo ho deciso di non mollare l'agenda e ricominciare con un nuovo anno di conti.
A settembre si riparte con tutto no?

Siccome avevo segnato i conti a matita, dopo aver memorizzato tutto in digitale, ho cancellato con la gomma (risparmio anche questo no!?) ed eccomi quindi pronta a ripartire con i miei nuovi conti in mano. 

Ve la straconsiglio davvero! Per me è stato ed è uno strumento necessario.

Vivy 

Sono una donna (e una mamma) migliore

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Questo è un post ad alto tas­so di gongolamento nella "felicità delle piccole cose".
*****

Le vacanze sono già un lontano ricordo? Per me no. Quest’anno le vacanze mi hanno resa una donna migliore. Mi piaccio più di qualche mese fa. Mi sento persino virtuosa e un po’ pazz­a. Me lo dico da sola prima che lo pensi­ate voi. Il che acca­drà fra qualche riga.
Ecco le piccole virtù che ho sviluppato grazie al riposo ed alle riflessioni est­ive.

HOME FITNESS AL RISVEGLIO
Faccio mezz'ora di ginnastica 6 giorni su 7 a casa. Mi sveglio quando tutti dormono e mi lancio nei miei wor­k-out. Alle 6.15/6.30 accendo il tablet e mi alleno seguendo i video dei miei trainer preferiti: Jillian Michael se ho voglia di espatriare con la mente negli USA o Ivan Matteo Pederbelli se voglio divertirmi in versione italiana. Non posso nascondervi che certe volte, quando Jilli­an dice “Breath” e Ivan “Su, respira”, io non riesco a respi­rare perché, data l'ora, … sto sb­adigliando! 
Non posso nascondere neppure gli effetti positivi di questi allename­nti, visto che mi ca­pita ultimamente di sentirmi dire: “Kett­y, sei proprio in fo­rma!”. All’inizio non ci credevo: “Dici proprio a me?” poi la bilancia ha conferm­ato questa notizia sensazionale.
Vi conf­esso, però, che il motivo per cui mi amm­azzo ogni giorno di ginnastica non è di natura estetica: è che ora posso mangiare di più! Più ginnas­tica uguale più calo­rie consumate, uguale qualche vizietto a tavo­la. Queste si che so­no equazioni esaltan­ti. Poi dicono che la matematica non ha il suo fascino...


PARLARE CON LE PIANTE
Ho imparato a parlare con le piante. La mattina le saluto “C­iao bambine”, mi com­plimento con loro “C­he bella foglia verde smeraldo!”, le inc­oraggio a crescere, le consolo se sono malaticce. Pensate qu­el che vi pare, l'im­portante è che le pi­antine gradiscano. Non ci credete? Io le vedo molto più rigo­gliose. Naturalmente, oltre a tanti disc­orsi, le innaffio pu­re.

RISPETTARE L'ACQUA
Ho imparato a razion­alizzare l’uso dell’­acqua. Riutilizzo l’­acqua di lavaggio di frutta e verdura per innaffiare il giar­dino e lavare. Per lavare intendo “lavare la cucina”, anche se, a pensarci bene, potrei brevettare lo sham­poo all’acqua di cav­olfiore e la doccia essenza di cipolla. Nei tempi del boom dei rimedi naturali, sono sicura che qual­cuno mi prenderebbe sul serio! Battute a parte, riutilizzare l’acqua mi fa senti­re in armonia con la natura.

ADDIO BORSE
Ho deciso che andrò al lavoro sempre con la solita borsa. Do­nne fashion, bag add­icted e drogate di pochette, non faccio più parte di voi! Che spreco di tempo ca­mbiare borsa per abb­inarla agli abiti e alla scarpe, se devo andare solo in uffic­io! Ora non rischio di dimenticare più nulla e ho diversi mi­nuti in più al giorno da dedicare ad alt­ro. La borsa da lavo­ro però è carina, ha anche un fiocco di pelle. Per la serie: essere pratiche, res­tando un po’ fru fru.


Cosa c'entra tutto questo con l'essere una mamma migliore
La risposta me l'ha data proprio ieri mia figlia. "Mamma, il tuo colore è il verde, il colore della calma"
Emoji con occhi a cuore a profusione 😍😍😍😍😍😍😍😍😍. Per una mamma, l'essere che più corre dalla mattina alla sera per far incastrare tutto, questo è un grande riconoscimento.
Eh si, se si cura il nostro stile di vita in generale, i bambini ne traggono giovamento. 
E voi che avete imparato dalle vacanze? 


Ketty




Il dono degli Dei: il libro da parati che diventa un quadro

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Che tuffo al cuore quando ho ricevuto questo regalo graditissimo della casa editrice siracusana VerbaVolant! Non solo per il titolo, per me fonte di tanti ricordi legati allo studio, ma anche per il cofanetto che contiene il meraviglioso poster che, passo dopo passo, dispiegandolo, racconta la nascita della città di Atene.

Si può decidere di attaccare alla parete la bellissima immagine che raffigura la storia, o tenerlo nella sua preziosa carpetta.



La storia:
Atena e Poseidone hanno "adocchiato" lo stesso luogo, sulla terra, in cui far sorgere il proprio tempio. Entrambi desiderano "quella collina rocciosa" e, come disposto da Zeus, per averla devono fare a gara, donando qualcosa di gradito ai cittadini. L'autore del dono più bello, diventerà il dio della città.



Poseidone dona una bellissima fonte d'acqua salata e di fronte all'entusiasmo del popolo crede di aver vinto.



Atena invece sorprende tutti piantando il seme di una pianta che nessuno ha mai visto prima  e che, rigogliosa, dona dei frutti succosi da cui esce una linfa d'oro. L'Ulivo.

Atena viene incoronata con la corona della vittoria e alla città fu dato il nome di Atene. Ma soprattutto da quel momento l'Ulivo crebbe in tutta la terra, sono di una dea antica amante di una città. 

Ecco il poster:



Mentre Lucia leggeva, le spiegavo alcuni retroscena, consultando il mio vecchio Dizionario di miti greci e latini. La mia forma mentis non mi permetteva di fare diversamente di fronte al nome di Zeus, Poseidone e Atena.



Un libro da parati che nasconde tanta poesia. Un regalo per gli amanti del classico e non solo. Sicuramente un libro tra i più preziosi della mia libreria, che affronta il tema dei miti in modo originale e con illustrazioni bellissime e accattivanti. 

E soprattutto è un quadro meraviglioso.

Vivy 

La lezione degli alberi: diversità, amicizia, poesia

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Roberto Parmeggiani

Alcuni libri hanno una bellezza così accecante che non riesco a tradurre le emozioni che mi suscitano in parole congruenti. Li leggo e li rileggo, mi sfiorano il cuore come l'archetto sfrega le corde di violino.


È uno di loro "La lezione degli alberi", un libro conosciuto grazie alla libreria di Prato Il Paese dei Baobab


LA STORIA
La storia inizia con due bambini, entrambi di nove anni e compagni di classe, a confronto: Enrico, un bambino estroverso e vivace che ama rotolarsi nell'erba e Paola, una bimba introversa e contemplativa, silenziosa, troppo silenziosa. Paola, in effetti, non parla. 
Enrico è attratto dal mistero di Paola mentre alcuni suoi compagni bulli ne fanno oggetto di scherno. "A Enrico quelle battute non fanno ridere. Nemmeno a Paola, che si rattrista. Lei abbassa lo sguardo, si gira dalla parte opposta e sembra chiudersi ancora di più nel suo silenzio. Lui fissa i compagnia e diventa rosso di rabbia, vorrebbe prestarle la sua voce per gridare."
Questi episodi scatenano nel cuore di Enrico una domanda profonda: "Noi bambini siamo tutti uguali?".
Tocca al suo maestro Dino, incontrato un giorno al parco, dargli una risposta, o meglio, la risposta è proprio in quel parco, nella natura, negli alberi. 
Dino descrive ad Enrico, uno ad uno, minuziosamente, tutti gli alberi del parco. Ci sono ad esempio gli alberi sbadati e sognatori come i pioppi, quelli forti e spericolati come le querce che in realtà nascondono un cuore tenero nelle ghiande o alberi delicati e poetici come i ciliegi o... (vi lascio la curiosità di scoprire gli altri alberi)


Enrico ascolta Dino e capisce: 
"Grandi o piccoli, contorti o dritti, di tante sfumature di verde... Come i bambini, pensò, uguali e diversi, ognuno a modo loro".
Che albero è dunque Paola? Non c'è dubbio. Enrico riconosce in lei il carattere dei cachi: 
"I suoi frutti arrivano quando tutti gli altri alberi hanno già perso le foglie e si preparano per l'inverno, sono il cibo preferito degli uccellini infreddoliti. Sembrano in ritardo eppure seguono semplicemente la loro natura, sono alberi a modo loro".
È per questo che il giorno del suo compleanno, Paola riceve in dono un sacchetto di semi di cachi lasciato sul banco con un bigliettino "Tanti auguri all'albero più bello della classe. Enrico".


COSA AMO DI QUESTO LIBRO
Tutto. Amo l'approccio delicato, scevro da giudizi, intimo, col quale l'autore affronta i temi della diversità, del bullismo e dell'amicizia.
Amo com'è scritto, la semplicità con cui esprime concetti complessi che è frutto di un lavoro di attenta selezione delle parole. 
Amo la punteggiatura, le pause e l'ampio spazio nella pagina riservato alle frasi che permette di soffermarsi sui significati. Ci sono pagine di poche righe estremamente dense. 
Amo la poesia delicata che permea le descrizioni degli alberi. 
Quando lo leggo con mia figlia, ci soffermiamo a riflettere sul carattere degli alberi confrontandolo con quello delle persone che conosciamo.

È un modo stupendo per conoscere e conoscersi
Mi perdo nelle illustrazioni a pennellate che raffigurano la realtà e le emozioni, sottolineando i movimenti impercettibili del viso dei protagonisti e i colori sfumati degli alberi che a tratti sembrano dissolversi nell'alone dei pensieri e dell'aria rarefatta del parco. 
Adoro il finale che mi fa sempre commuovere, anche se l'ho letto tante volte. Perché la bontà d'animo, la purezza degli sguardi che guardano oltre le differenze apparenti è un bene così raro e appartiene solo ai bimbi o ai pochi adulti che  si prendono cura del proprio bimbo interiore.
Leggete questo libro, anzi, regalatevelo.
La lezione degli alberi
di Roberto Parmeggiani
illustrato da Attilio Palumbo
Massimiliano Piretti editore

consigliato dai 5 ai 99 anni
Ketty

Due giorni inaspettati tutti per me...e non solo!

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Presa dai mille impegni e dal tran tran quotidiano, la scorsa settimana avevo rimosso la festa del Patrono, il 4 ottobre, che fa chiudere gli uffici pubblici e quindi anche l'università in cui lavoro, a Bologna. Inoltre, per recuperare una giornata straordinaria lavorativa, sono rimasta a casa un altro giorno per cui ho avuto due giorni di fila inaspettati di vacanza, a metà settimana.
Un regalo raro, una boccata di ossigeno che ho vissuto con tanta energia, due giornate piene in cui non ho riposato affatto ma che, mi hanno fatto sentire più libera di mente e quindi appagata.



Non sono state in realtà due giornate solo per me ma anche per la mia bimbuzza, per le mie amiche, per lo sport, per mio marito (anche se lui è andato regolarmente al lavoro).

Per me
Ho fatto l'allenamento quotidiano di workout con calma e a partire dalle 9 piuttosto che alle 6.45.

Ho fatto una bella colazione con pane fresco e marmellata, yogurt e cereali senza guardare l'orologio.

Ho sistemato il ripostiglio e fatto il cambio delle scarpe (subito dopo mi sono sentita così bene che il macigno che sentivo al cuore è scomparso) e ho ritrovato delle scarpe che non ricordavo nemmeno più di avere.

Sono andata dall'estetista.

Ho ascoltato tanta musica facendo la doccia (di solito sono di fretta!).

Ho fatto shopping (ehm ehm!)

Per la mia bimbuzza
L'ho accompagnata a scuola come ogni mattina, ma sono anche andata a riprenderla (cosa più che rara!).

Subito dopo la scuola siamo andate a fare merenda al bar, sedute fuori ai tavolini (c'era un bel sole!).

Abbiamo trascorso più di un'ora in biblioteca dove l'ho ascoltata leggere e inventare storie, spaparanzata sui morbidi cuscini. 


L'ho accompagnata a danza (anche questa è cosa rara!).

Siamo andate a casa di Ketty per trascorrere almeno un'ora e mezza insieme come facevamo ai vecchi tempi (quando eravamo in maternità o quando io tornavo prima da lavoro). I nostri bimbi, mai sazi di stare insieme (sono anche nella stessa classe!), hanno trascorso qualche ora spensierata di giochi e fantasia.



Essendo meno stanca e "di fretta", la mia bimbuzza ha potuto godere di una mamma più rilassata (idem il marito).

Per le mie amiche
Io e Ketty siamo riuscite a bere una tisana insieme, nel tardo pomeriggio, e a fare due chiacchiere "de visu" e non in chat! Abbiamo anche avuto tempo di programmare le nostre due prossime settimane di allenamento e aggiornarci su particolari che solitamente sfuggono! 

Ho pranzato a Prato con le mie amiche Francy ed Ester. Per la prima volta siamo riuscite a vederci da sole, senza i nostri uomini, e a trascorrere un'ora e mezza di solo donne. È stato un pranzo molto piacevole: chiacchiere leggere si sono mescolate a temi e ricordi più profondi, partendo da un passato che inevitabilmente ci portiamo dietro. A piccoli pezzi ci stiamo conoscendo sempre di più e la nostra amicizia sta prendendo una piega che nessuna delle tre, qualche mese fa, forse immaginava. 

Per lo sport
Come già detto, ho eseguito i miei allenamenti alle 9 e lo shopping di cui sopra, ha riguardato anche accessori per i workout: pesetti, corda e fascia elastica. Top!

Per mio marito
Abbiamo avuto più tempo per parlare, senza la fretta di mettere tutto a posto, dopo cena. A un certo punto lui mi ha anche detto: "Comunque si vede che sei più riposata! Parli di più!".
Ero proprio rilassata! :-)

Così rilassata che ho avuto anche il tempo di provare una nuova ricetta: la pasta al forno alla sorrentina imparata da Alessandro Borghese.
La sera, durante la cena, a volte guardiamo il programma Kitchen Sound Remix che tra musica e ingredienti ci regala una mezz'ora abbondante di sapori buonissimi, idee fattibili e alla portata di chiunque!
Ecco allora che, avendo tempo per stare ai fornelli, ho provato una nuova ricetta per la pasta al forno (uff non ho fatto la foto!) con pomodorini e tanto pecorino. Buona.
Perché l'ho messa nel paragrafo per mio marito? In effetti è anche per me!
Beh, nonostante il costante regime che seguiamo dettato dalla nutrizionista, ogni tanto fa piacere fare uno strappo! A lui piace quando cucino e preparo qualcosa di nuovo e sfizioso.

Dopo queste due giornate in cui, tra l'altro, il tempo è stato sempre bello, caldo e soleggiato, sono tornata al lavoro più carica che mai. E oggi si riparte con una nuova settimana, piena, senza stacchi e con mille impegni. Ma sono carichissima!

Vivy 

Rosa Luna e i lupi: sapete com'è nata la Luna?

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Coppia vincente e ammaliante per la fantasia dei bambini: la luna e il lupo, due personaggi molto amati, tra fascino e paura. Una favola di Magali Le Huche che racconta di un'antica leggenda legata alla nascita della luna.



Prima la luna non esisteva! Era tutto buio.

Il "nero" sfumato è il colore principale di questo bellissimo albo illustrato, illuminato solo in parte dalle luci accese delle case. 


La storia si svolge sempre di notte.

Rosa Luna vive nel paese dei Noncontenti e ama cantare. Canta sempre, in ogni ora del giorno e della notte, anche mentre dorme!



I vicini di casa si lamentano, non la sopportano e la costringono ad andare nel bosco, dove può cantare "in santa pace".



Nel bosco, Rosa Luna trova chi l'apprezza: i lupi che, ipnotizzati dal suo canto, inseguono la donna fin sotto casa, quando rientra per dormire.



I vicini di casa, vedendo i lupi sotto le loro finestre, in attesa del dolce canto di Rosa Luna, organizzano una vera e propria imboscata per eliminare definitivamente "il problema". 



Catturano Rosa Luna e i lupi e li lanciano con una catapulta verso il cielo.



I lupi atterrano nel bosco ma...Rosa Luna????



La vedete? È a lei che i lupi, oggi, rivolgono i loro ululati.



Una storia affascinante che conquista sicuramente gli amanti della luna;-)

Vivy 

Un passero per capello

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un passero per capello

Un albo tanto breve quanto intenso. La storia di uno strano disagio che in realtà può pervadere ciascuno di noi, bimbo o adulto che sia. La scoperta di un rimedio infallibile a quel disagio.
Vi ho incuriositi abbastanza? Ora vi racconto bene.

libro sull'amicizia

"Un passero per capello"è la storia di Sofia, una bimba che si sentiva sola e trascorreva il tempo suonando il piano, in compagnia del suo gatto e degli uccellini alla finestra.
Una mattina fu colta da una terribile sorpresa: fra i suoi capelli si annidavano centinaia di passeri rumorosi e polemici che litigavano cinguettando così forte da farla stare male, da impedirle di sentire il pianoforte e persino la propria voce. Nessuno vedeva quei passeri assordanti sulla sua testa ma  tutti si accorsero del disagio di Sofia e l'additavano come fosse una creatura strana, rattristandola ancora di più.
Un giorno, però, mentre la piccola era seduta su una panchina tutta sola, si voltò e vide un'altra bimba che aveva la testa piena di passeri come la sua! Le bimbe cominciarono a parlare e mentre chiacchieravano accadde qualcosa di non sperato. I passeri volarono tutti via, alleggerendo le loro teste.
Da allora Sofia e la sua amica non si sentirono più sole e seppero sempre cosa fare ogni volta che qualche passero provava a insidiarle: dovevano incontrarsi e parlare.

Adesso vi faccio qualche domanda.
Forse non è capitato anche ai nostri bimbi o a noi di avvertire la pesantezza dei pensieri, di essere assillati da ansie o piccole preoccupazioni o di avere timidezze? Tutti abbiamo i nostri "passeri" o undiavolo per capello, che in certi monenti della vita ci ronzano per la testa e ci turbano.
Trovo che la metafora del "passero per capello" sia molto efficace.
E forse non è vero che spesso ci basta parlare con un'amica o un amico per allegerire il carico delle nostre emozioni e riflessioni e relativizzare le difficoltà?
Che finale poetico e vero ci regala quest'albo! L'amicizia, un the con un'amica, una chiacchierata confidenziale, sono i rimedi più dolci e curativi che possiamo desiderare quando siamo affannati, tristi, nervosi o schiacciati dalle nostre timidezze.


superare la timidezza

Le illustrazioni di quest'albo sono pertinenti e meravigliose. Le chiome grandissime, sproporzionate rispetto ai corpi, sottolineano i pensieri ingombranti. I colori sgargianti e a contrasto esprimono i forti stati d'animo e le espressioni delle bimbe e degli uccellini, rese da linee essenziali, ben rappresentano le emozioni, la tristezza come la gioia dell'incontro. 

Questo, per me, è un albo da leggere ai bimbi sempre, soprattutto da quell'età in cui cominciano a costruire la propria piccola rete sociale, si misurano con le proprie timidezze e incertezze e l'amicizia diventa bisogno e piacere.
Secondo me è un albo anche per adulti. Io penso che lo regalerò alle mie amiche più care, per ringraziarle di esserci, di ascoltarmi, di aiutarmi a scacciare i pensieri "uccellacci".
Grazie a Camelozampa per questa pubblicazione. Complimenti all'autrice, Monika Filipina.
Ketty

Sinestesie, un romanzo non solo per quarantenni

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Mi sono sdoppiata per scrivere questo post: è una recensione dal punto di vista di lettrice comune ed è una recensione con gli occhi da sorella dell'autrice. Nessuna schizofrenia, tutto diletto!
Il libro è disponibile nelle migliori librerie e su Amazon, anche in formato kindle

SINESTESIE di Mara Tribuzio
edito da La Fabbrica dei segni
presentazione 28 ottobre 2017, ore 18.00, presso Galleria Nazionale della Puglia

RECENSIONE DA LETTRICE COMUNE

Il libro accoglie il lettore con una meravigliosa immagine di copertina che trascina subito la mente nelle sensazioni misteriose, romantiche ed eccitanti di un viaggio in alto mare. Ed è proprio questa la definizione sintetica di questo libro: la descrizione di un viaggio che si consuma solo in parte nello spazio geografico dal Nord al Sud Italia e prevalentemente nel mare, sconfinato, agitato, volubile che può essere l’animo di una donna.

TRAMA

La storia è comune a tante donne italiane. Anna, una docente precaria, per inseguire il sogno di lavorare come insegnante trascorre diversi anni in Italia settentrionale, lontana da ogni affetto famigliare. In quei luoghi che nulla hanno in comune con la sua casa, Anna si misura con la solitudine resa ancora più cupa dalla nebbia del polesine e con il silenzio col quale, paradossalmente, riesce a parlare. Dal silenzio della solitudine sgorgano parole intense e poetiche. Ecco alcuni frammenti di “Quando si vive nel silenzio
Si diventa esigenti quando si vive in silenzio,
non si diventa sordi quando si vive in silenzio,
si diventa trasparenti quando si vive in silenzio,
si impara ad apprezzare  il dettaglio quando si vive in silenzio,
[…]
si diventa orgogliosamente soli quando si vive in silenzio.
Il silenzio tempra l'animo quando esso cerca freneticamente il rumore,
il silenzio educa al rispetto di sé,
il silenzio insegna ad amare se stessi,
Il silenzio ci insegna a sopportare il rumore.
Il silenzio ci dice che non dobbiamo sentirci soli....”
Un giorno finalmente Anna riesce ad ottenere il trasferimento nella sua terra natia, Bari, dove inizia a vivere la quotidianità con Dario, l’uomo che ama. Eppure, nonostante il ritorno fisico a casa, Anna non è serena. È come se quella nebbia del polesine le fosse penetrata nel cuore e le avesse arrugginito i meccanismi interiori dai quali derivano le parole, persino quelle d’amore. È come se la solitudine e quei lunghi monologhi nel silenzio avessero prosciugato il suo serbatoio delle emozioni. Anna non riesce a dire neppure “Ti amo” al suo compagno ed è ghiacciata la sua capacità di desiderare il futuro, anche quello di avere un figlio.
Una mattina, però, Anna, come il personaggio pirandelliano di Belluca, esce da casa in bicicletta dopo aver visto una nave da crociera dal terrazzo di casa che si affaccia sul mare, e qualcosa di nuovo si accende in lei. In pagine commoventi di intenso pathos, Anna racconta di come, passeggiando sul lungomare di Bari e osservando il mare luminoso e la gente seduta sulle panchine (una giovane mamma col suo neonato, una coppia di anziani ed altri), il suo animo riapre le porte al sentimento vissuto e comunicato. Il finale sarà sorprendente, un'esplosione di gioia...

PERCHE' IL LIBRO MI HA CONVINTA
Ad un intreccio essenziale di eventi, fa riscontro una fitta trama di riflessioni, un fiorire rigoglioso di emozioni, il passaggio dalla solitudine che inghiotte all'amore ad alto contatto.
Benché il libro sembri rivolto a donne quarantenni, in realtà parla di fasi della vita che appartengono agli adulti senza distinzione di genere ed età. Diffuso, per esempio, è quell'alternarsi fra l'autocompiacimento del sentirsi indispensabile per il partner e la consapevolezza che solo nella relazione col partner si trova il proprio compimento. Come pure, tutti provano almeno una volta nella vita la sensazione che le parole siano insufficienti e le emozioni non comunicabili.

Il contenuto del libro è coerente al suo titolo. Sinestesie significa “fusioni”, più precisamente la sinestesia è la “fusione in un'unica sfera sensoriale delle percezioni di sensi distinti (fonte: Sabatini Coletti Dizionario della Lingua Italiana).
In effetti il libro è una fusione di diversi registri narrativi. Un po’ diario, un po’ saggio, un po’ romanzo, il libro si snoda in quindici capitoli, ciascuno dei quali ha un’essenza autonoma, può essere inteso come un piccolo saggio sul tema: dal capitolo “ donne quarantenni” in cui l’autrice analizza con una punta di cinismo le aspettative spesso narcisistiche delle quarantenni d’oggi, al capitolo “bambini” che esalta il potere dei bambini nella vita di noi adulti. 

I bambini ci insegnano a districare i grovigli delle nostre menti concettose, con le loro domande intrise di curiosità e fame di scoperta, ci aiutano a ritrovare il capo del filo, a rimettere ordine nei nostri pensieri, a riscoprire il significato delle parole pazienza e linearità, a misurare ogni nostro passo, a ricominciare d'accapo facendoci riscoprire il piacere di fermarci.”

Difficile scegliere il capitolo preferito. In questa fase della mia vita potrei optare per l’ultimo che definisce la poesia, non strettamente legata alle forme d’arte letteraria e artistica:
 “La Poesia è tutto ciò che ci slancia verso il mistero e provoca in noi quella sensazione contrastante di appagamento e  inappagamento eterno, è tutto ciò che ci rende sazi e mai sazi allo stesso tempo, curiosi e osservi nei confronti di ciò che abbiamo e che non sappiamo di avere o di ciò che abbiamo avuto e non ce ne siamo accorti o, ancora,  di ciò che potremmo avere ma non lo desideriamo abbastanza. […]
Degna di specifica menzione è infine l’originale introduzione in cui l’autrice rivela perché ha deciso di avventurarsi nella scrittura ed è un piccolo manuale motivazionale per chiunque coltivi la stessa passione. Si scrive per se stessi, abbandonandosi ai “chissà” piuttosto che ai nonostante perché 
“Il racconto resta uno dei più preziosi strumenti umani di edificazione di coscienze e di speranze per il tempo avvenire.
C’è poi una perfetta fusione fra i protagonisti. Anna e Dario, così diversi, sono davvero le due metà che ricompongono la mela. 
A tratti esilaranti i dialoghi fra i due, pendoli che oscillano dalle esclamazioni razionali e profonde di Anna alle risposte spontanee e ironiche di Dario. Probabilmente molte donne si rivedranno in Anna quel giorno che tentò di svegliare presto Dario per fargli ammirare l’alba meravigliosa mentre l’unico desiderio di Dario era quello di sognare meravigliosamente … nel letto!
Si coglie una stretta fusione fra Anna la protagonista e l’autricela quale non nasconde, fin dall'introduzione, il carattere autobiografico della narrazione ma nello stesso tempo prova a distaccarsi dal personaggio ricorrendo ad una originale tecnica letteraria, le lettere scritte dall'autrice alla protagonista e viceversa.
Ed infine una fusione palese è quella tra l’autrice e la letteratura. Mara Tribuzio ama così calorosamente certi testi letterari da averli interiorizzati nella propria vita quotidiana. Non sorprende che una mattina, sul lungomare, Anna si ritrovi a chiacchierare con Ulisse, il suo alter ego, il viaggiatore con nostalgia di casa per eccellenza.
Del libro amo amo molto le scelte lessicali, la cura del fraseggio, l'accuratezza nella selezione delle parole che sfrutta le potenzialità della ricchissima lingua italiana e si destreggia nella ricerca di nuove espressioni. 
Mi viene in mente l'espressione "autismo emotivo", una formula essenziale che descrive efficacemente lo stato di molte persone, tanto logorroiche sui social network quanto incapaci di donare le proprie emozioni nel contatto diretto con l'altro.
Leggete questo libro, breve e denso, un raffinato distillato di vita e valori morali e letterari.

ANNOTAZIONI DA SORELLA DELL'AUTRICE

Maretta mia, all'inizio leggere questo libro per me è stato impegnativo, non sul piano della fatica intellettiva (il libro è piacevolissimo da leggere) ma su quello emotivo perché ho rivissuto con te quegli anni difficili in cui ti sapevo sola, in quelle località nebbiose e lontane e ne soffrivo senza mostrarlo.
Poi, pagina dopo pagina, mi è tornata l'allegria, quella che contraddistingue i nostri dialoghi di sorelle, e ho riso tanto. 
Ho riso quando hai bistrattato sarcasticamente le mamme quarantenni (me compresa), quando riportavi le risposte ironiche di Dario/Leo, capaci di scuotere con la risata gli abeti secolari.
Ho provato nostalgia e ho sorriso quando hai descritto Bari, il lungomare, i pescatori rugosi e tutto quel coacervo di dettagli marini che qui dove abito posso solo ricordare. 
Poi ho sorriso di gusto tutte le volte che riconoscevo nel tuo linguaggio il retaggio culturale del nostro liceo classico che ci ha formate, qualche volta ci ha contorte e in generale ci ha donato gli strumenti per analizzare le cose della vita. 
Grazie di cuore per la tua dedica e per le sinestesie o, come dice papà, per il "risveglio delle emozioni" che è l'effetto più potente di questo libro. 
Con stima e amore.
Ketty




Ecco i tuoi 7 anni: un mondo di fantasia

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Questo post è per te, bimba mia. E la cosa assurda è che sono così tante le cose da dirti che non so da dove cominciare.
È proprio difficile esprimere a parole quello che sento.
Cosa potrei augurarti se non il bene più grande e prezioso del mondo?
Banale no? 
Un mondo di felicità, gioia, soddisfazioni, successi, raggiungimento di obiettivi, amicizie, viaggi, amore, una vita lunga e serena, successo...
Ovvio che ti auguro tutto questo, sempre e ogni giorno, non solo per il giorno del tuo compleanno.
E allora, cosa potrei dirti oggi? 
Potrei dirti, per esempio, che ogni anno quando arriva il 24 ottobre, ricordo immancabilmente lo stupore che ho provato nel sentire le acque rotte con ben 3 settimane di anticipo. Ero in cucina con tuo padre, quel sabato pomeriggio. Mettevamo a posto la spesa: il giorno dopo avremmo avuto tanti ospiti a pranzo, amici da Bologna che volevano vedermi prima del fatidico giorno. Un appuntamento fissato con largo anticipo e che per ovvie ragioni abbiamo dovuto rimandare. 

Ti muovevi sempre dentro la mia pancia, non facevi che darmi calci e stirarti. Ti ho sentita frullare come un pesciolino già alla 18° settimana e, se non ti sentivo, quasi mi preoccupavo. Ecco! Gli stiramenti che mi tennero sveglia tutta la notte, qualche giorno prima della tua nascita, erano contrazioni che non riuscii a decifrare! Meno male che ero ormai alle 37° settimana!!!

Non so dirti esattamente cosa ho provato, quando ti ho stretta per la prima volta tra le mie braccia. Tu non ci crederai...ma il parto, oltre che doloroso, è stato anche divertente con tuo padre che faceva battute appena poteva, mentre io lo tranquillizzavo dicendo: "non preoccuparti, i dolori che sento sono come quelli per andare in bagno".
Ti lascio immaginare la sua risposta!

L'ostetrica diceva che non aveva mai assistito a un parto così pieno di risate!
Sei uscita a "missile" perché appena ho chiesto quante spinte, secondo loro, avrei dovuto dare prima della fine, la mia mente si è rifiutata di accettare che ce ne potessero volere ancora 10! Per cui mi sono data da fare, per vederti fuori già solo dopo 3 spinte. Non se l'aspettava nessuno! Quasi cadevi dal lettino per come sei uscita di corsa! 

Volevi proprio stare con noi! Le gambe in continuo movimento, la tua curiosità, l'impazienza di "fare e provare tutto subito": ancora oggi sei così, anche se limitata dalla razionalità dei tuoi 7 anni.

Il tuo sorriso riempie l'anima. Ridi con gli occhi, ridi di cuore. Ma soprattutto, ridi sempre. Difficile vederti arrabbiata, se non quei pochi attimi in cui, ovviamente, vuoi esprimere il tuo disappunto. Ma poi, quando ti passa, quasi ti dispiace di essere stata "scontrosa", tanto che ti scusi e mi sciogli completamente. Furbizia? Chi lo sa!

Quindi, dicevo...(perché nel frattempo mi sono persa)...tenerti tra le braccia, la prima volta, mi ha paralizzata. Tutte le mamme sanno di cosa parlo. È un misto di felicità, paura (oddio, ora che faccio!? Cosa ha!? Perché piange? Ha fame? Sete? Sta male? Non so!), sollievo, estasi, adrenalina, senso di responsabilità, realizzazione. In quel momento una mamma sente che tutto è possibile, dare la vita, proteggerla, accudirla.

Quando ti abbiamo portata a casa, io e tuo padre eravamo praticamente in trans. Accucciata nella tua navetta, hai respirato l'aria della nostra casa, ma soprattutto il nostro amore...insieme a qualche piccola ansia (ci sta!). I primi tempi, con te, mi sentivo quasi dentro a un film. Abbiamo vissuto in completa simbiosi per tanto tempo. 

Bastava (e ancora basta) guardarci per capire. Non mi sono mai sentita inadeguata. Mi hai aiutata (e ancora oggi mi aiuti) ad essere mamma. Non ci crederai, ma oggi sento di essere una buona mamma grazie a te, a quello che mi ispiri e comunichi. Anche se sbaglio (perché sbaglio), mi giustifichi. Una volta, dopo essermi scusata, mi hai persino detto: "mamma, anche se non mi chiedi scusa, a me non importa. Non fa niente, davvero".
Cioè, mi hai tranquillizzata. TU hai tranquillizzato ME. 

Se io e tuo padre litighiamo, ci guardi e ci calmi. Intervieni ogni tanto, perché noi non abbiamo filtri. Ma sei serena. Sai che, passata la tempesta, torna un gran sole tra di noi. Ci dai sempre fiducia.

Ci stimi, ci ammiri, ci consoli, ci guidi.

Noi viviamo per te, non facciamo mai niente senza pensare a te.

Adesso che sei "grande", che riesci a leggere e a capire tutto speditamente, potrai leggere da sola questa mia prima lettera per te (lo so, tuo padre mi ha preceduta scrivendotene una per il tuo primo giorno di seconda elementare). Una lettera che potrebbe continuare ancora all'infinito, ma che termino con un augurio importante: spero tu non perda mai la fantasia che ti contraddistingue, la capacità di inventare storie di fronte a un foglio bianco, a pagine di ricette o di latino e greco (le mie enciclopedie). Tu in quelle pagine che sfogli con tanta passione, sono sicura che vedi un mondo che noi nemmeno immaginiamo. E la cosa bella è che lo fai ad alta voce, fregandotene se ti ascoltiamo, se ridiamo, se ogni tanto registro col cellulare per non perdermi le tue storie. 

Spero davvero di poter ascoltare, per ancora tanto tempo, il tuo bellissimo mondo leggero e fantasioso. 

Auguri, bimbuzza mia.

Con amore
Vivy

Mortina: una storia che ti farà morire dal ridere

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Non potevo lasciare in libreria questo libro a tema Halloween, perfetto come regalo di compleanno per la mia bimbuzza, il 24 ottobre. Anche se non amo la "festa" importata dagli Stati Uniti, mi è piaciuto molto il messaggio che sta alla base di questo carinissimo libro illustrato. Tra l'altro l'ho trovato adattissimo per la mia bimba 7enne perché, oltre alle belle immagini, ha molto testo e tante pagine.



Libro super azzeccato, quindi, per i gusti sempre più difficili di mia figlia. Lei ha delle pretese che a volte mi lasciano basita: certe sue reazioni, di fronte ai libri che le propongo, mi fanno restare male. Ha i suoi gusti e delle aspettative molto alte; non si accontenta più tanto facilmente.

L'autrice e illustratrice, Barbara Cantini, è di Firenze e ho scoperto che ha vinto il concorso "L'illustratore dell'anno". Confermo che le illustrazioni di Mortina sono davvero belle, originali in tanti particolari, ammalianti.


"Mortina non era una bambina normale. Ma lei non si sentiva nemmeno diversa."

Il libro inizia con queste due righe che, da sole, bastano per raccontare una storia che, se ci pensiamo, viviamo quotidianamente nei nostri rapporti col prossimo
"Ma che strano quel tipo! A me non sembra normale!"
...quante volte lo diciamo!??).
Siamo spesso legati alle apparenze (lo so! sembra retorico!), con la sola differenza che gli occhi dei bambini riescono ad andare oltre...



Mortina, in fondo, anche se una zombie confinata nella Villa Decadente con la zia Dipartita, vuole giocare con i suoi coetanei. Ha solo un cane albino (che non si sa se vivo o morto) che le tiene compagnia e, nonostante il divieto della zia di farsi vedere dai bambini del villaggio "non troppo lontano", fa di tutto per avvicinarsi a loro e, dopo aver captato da alcuni loro discorsi che presto sarà la festa di Halloween, le viene in mente un'idea geniale.

Quale migliore occasione, per Mortina, di farsi vedere dai bambini con la sua vera faccia, fingendosi mascherata!!??



E così dopo un'attenta preparazione, Mortina si presenta, col suo "particolare cestino" (la testa del prozio Funesto), il suo viso bianco cadaverico quasi verdognolo, le occhiaie viola e l'abito perfetto, ai bambini pronti per "dolcetto o scherzetto". Viene accolta con curiosità ed entusiasmo. 



Ma si sa! Quando i bambini iniziano a giocare e a divertirsi, si lasciano prendere la mano...tanto che Mortina (chiamata Martina dai bambini - perché non avevano capito bene il suo nome!), senza nemmeno rendersene conto, smette di fingere e HOPLA' rivela la sua vera natura, staccando la testa dal collo.
Non vi svelo la reazione dei bambini perché, come è facile immaginare, è sorprendente!



Sono rimasta davvero colpita dall'insegnamento racchiuso in questa storia "zombesca" che rientra perfettamente tra i libri della serie "diversità", amicizia, accettazione delle differenze". Concetti con cui si scontrano giornalmente i nostri bambini e che, come sempre, un libro ci aiuta ad affrontare con ilarità e conseguente riflessione. 


E allora evviva Mortina che mi ha reso più simpatica anche la festa di Halloween!

Mi preme inoltre sottolineare alcuni aspetti originali del libro, per esempio i commenti che, con le frecce, indicano oggetti e particolari fuori e dentro la Villa Decadente, la scrittura scorrevole e divertente, il formato del libro (copertina rigida, grande quanto un quaderno, perfetto da mettere in borsa). 

Se cercate qualche altra bella proposta, a tema diversità, vi consiglio anche questilibriche ci hanno aiutato ad affrontare questo argomento.

Vivy 

Il desiderio segreto della mamma

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Dopo l'ansia traballante della gestante, l'esplosione di felicità della nascita del figlio, il sonno cosmico delle notti di allattamento, la pienezza della tenerezza del suo primo sorriso ed altre simili travolgenti emozioni, nel cuore della mamma fa capolino un desiderio quasi inconfessabile... 
Dopo settimane di telefonate e messaggi di congratulazioni da ogni parte del mondo, invasione di corrieri con pacchi regalo, incursioni di nonni e zii che fanno una gara silenziosa a chi carpirà il primo sguardo della creatura e orde di amici e parenti che, con occhio microscopico, svelano arcane somiglianze con trapassati trisavoli, arriva il giorno in cui la mamma ripensa al passato...

Insomma, dopo un periodo totalmente bimbocentrico, in cui a confronto il sistema eliocentrico copernicano è una barzelletta, la madre prende in mano le foto di quando LEI era bambina e, invece di esclamare "Qui mio figlio è tutto uguale me", sospira "Come era bello essere figlia!".
Non se ne era resa conto fino a che è diventata madre.
La mente ripercorre in flashback rapidissimo gioventù, adolescenza e infanzia e quella donna, ormai mamma, desidera persino, per un attimo, di tornare neonata fra le braccia di mamma e papà. 
Protetta, al calduccio emotivo, centro delle coccole genitoriali.
Non che non sia meraviglioso essere madri. Per alcune, come per me, la maternità è stata una sorta di compimento.
È che i primi anni di maternità sono uno sconvolgimento fisico-sentimentale così intenso che persino il normale battito del cuore pare un movimento tellurico.
Ed è la neomamma, al pari del suo piccolo, a desiderare la protezione di mamma e papà. Ha bisogno, più che mai, di sentirsi figlia

Ci sono donne come me che non hanno la fortuna di avere mamma e papà vicini. Ci separano 700 km di distanza geografica a cui corrispondono 7 cm di distanza sentimentale ma che ci permettono di abbracciarci, realmente, al massimo 7 volte l'anno.
Quelle 7 volte l'anno, poi, la mamma e il papà sono soprattutto e giustamente "i nonni" e, io per prima, ho un unico pensiero: che i miei genitori, "i nonni", possano trascorrere quelle 7 volte il più intensamente possibile con i nipoti. 
Le donne come me, dunque, sacrificano un po', senza darlo a vedere, il proprio desiderio di essere figlia. 
Ma la vita è meravigliosa e prima o poi restituisce.
Così può capitare che, qualche anno dopo, quando la neomamma è ormai una mamma con una certa esperienza e figli un po' più grandi, decida di fare un viaggio da sola, senza figli, in terra natia, a casa dei propri genitori. 
E può capitare che quei genitori, saggi, amorevoli, semplicemente perfetti, la trattino da figlia, come ai vecchi tempi, senza farle minimamente pesare l'assenza dei nipoti. 
Così quella neomamma che desiderava essere figlia, per due giorni torna fra le braccia di mamma e papà, protetta, nel calduccio emotivo, centro delle coccole genitoriali: una condizione simile al paradiso
Lo scrivo senza esagerare.
Perché se voi foste stati al mio posto, col papà che compra il tuo cibo preferito e ti accompagna a fare shopping e la mamma che ti prepara la colazione e ti racconta tante cose belle, col papà che ti accompagna a fare una passeggiata al mare e la mamma che ti stira il cappottino perché tu sia in ordine, con mamma e papà che ti accompagnano insieme al dottore per una visita di controllo e poi ti offrono un caffè al bar, con mamma e papà che ti accompagnano alla stazione a prendere il treno e poi un po' si commuovono quando il Frecciabianca ti allontana da loro... 
Ecco, se voi foste stati al mio posto, avreste capito che non esagero affatto a raccontare. E non esagero affatto ad amarli così tanto.
Ketty

Evviva i commissari: i libri per chi ama i gialli

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Non ho mai nascosto la mia passione per i libri che adoro leggere di più: i gialliHo la libreria (e il Kindle) invasa di romanzi e tomi di autori, padri di personaggi che, in certi momenti, sembrano reali, esistenti, persone a me care tanto che quando finisco un libro, mi prende una gran nostalgia...

Per fortuna gran parte dei libri che leggo non "finiscono" e le indagini e la vita del commissario di turno vanno avanti finché l'autore riesce a starci dietro.
Un po' come Montalbano, no?

Ovviamente molti di questi scrittori si sono ispirati a Camilleri ma anche ad altri autori, come gli svedesi Maj Sjöwall e Per Wahhlöö che negli anni '70 hanno dato inizio alla saga del commissario Martin Beck. Inutile dire che i 10 gialli scritti dalla coppia, li ho divorati tutti!



Sono passata attraverso il boom editoriale di Dan Brown qualche anno fa, i gialli di Glenn Cooper, Kathy Reicks, Matilde Asensi (tra misteri e avventura) e Alicia Giménez-Bartlett. Tra gli italiani Faletti, Carofiglio, Lucarini e la Oggero (più soft). Indimenticabile la trilogia di Stieg Larsson (Uomini che odiano le donne...).



MA...
...i miei commissari/personaggi preferiti sono altri. E sono nati dalla mente di scrittori italiani.
- Il Commissario Rocco Schiavone di Antonio Manzini.
- Il Commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni.
- Il Commissario Luciani di Claudio Paglieri.
- Il Commissario Bordelli di Marco Vichi.

Uomini con una personalità importante, mai banale, invischiati in indagini che non sempre finiscono bene, ambientate in zone d'Italia che vanno da Aosta alla Liguria, da Firenze a Napoli.
È proprio questo che adoro, e cioè il fatto che attraverso tali personaggi si respira l'Italia, vivendo storie e abitudini legati ai luoghi e, nel caso del Commissario Ricciardi per esempio, una Napoli degli anni 30/40 ai tempi del fascismo.

Indimenticabile il racconto dell'alluvione di Firenze del '66 di Marco Vichi che, infatti, ambienta le storie del suo Commissario in quegli anni. Splendida la descrizione della Firenze di una volta, le strade e le usanze dei cittadini in quel periodo, luoghi che oggi si chiamano "posti del Commissario Bordelli".

Per non parlare del freddo di Aosta capace di entrare dentro le ossa, da come descritto e vissuto dal Commissario romano di Antonio Manzini, spedito lì per questioni un po' losche.

E proprio Camilleri, in uno dei suoi ultimi romanzi (L'altro capo del filo), cita Rocco Schiavone!

Il Commissario Luciani di Paglieri (ho appena finito di leggere il suo ultimo romanzo, Delitto e rovescio), è il più delicato, il più educato, il più giusto. Nobile nell'animo ma anche di famiglia, sebbene non gli importi nulla della ricchezza perché per lui ciò che conta di più è svolgere bene il suo lavoro. Ma colpo di scena nell'ultimo romanzo uscito da poco (Delitto e rovescio)...non fa più il Commissario e ha deciso di cambiare vita trasferendosi a Barcellona. 

Il Commissario Ricciardi di De Giovanni è "complicato". Si porta dietro un destino ereditato dalla madre: lui vede gli spiriti dei morti, prima che lascino la terra, sente il loro ultimo pensiero prima di morire. Quale migliore opportunità per un Commissario che deve indagare? Eh no! Questo però non lo aiuta affatto, semmai gli complica la vita e i rapporti con le persone. Ama una donna, la guarda dalla finestra ogni giorno, ma ha paura di farla entrare in questo suo mondo fatto di spiriti e tormenti. Ma...nell'ultimo libro (Rondini d'inverno, anche questo finito di leggere da poco), ci sarà uno splendido colpo di scena. Aspetto ovviamente il seguito! 

Mitico Rocco Schiavone di Antonio Manzini! E se avete visto la fiction sulla rai, avete capito che tipo è! Lo adoro. Inoltre è stato rappresentato benissimo. È proprio così! 

Non è in elenco, ma ci tengo a segnalarlo: il Commissario Gigi Bertè di Emilio Martini. Anche lui è un personaggio particolare, geniale, milanese (e per metà calabrese) trasferito in Liguria per qualche vicenda poco chiara. Inoltre si vocifera che Gigi Bertè sia davvero un Commissario italiano, grande amico dell'autore che ovviamente non si chiama davvero Emilio Martini.
Affascinante!

Siccome per me è fondamentale seguire la lista dei romanzi da leggere in ordine cronologico, ecco di seguito l'elenco per ogni autore, dal primo all'ultimo pubblicato.
Mi raccomando: andare con ordine.

I gialli di di Antonio Manzini - Commissartio Rocco Schiavone:
Pista nera 
La costola di Adamo 
Non è stagione 
Era di maggio
Cinque indagini romane per Rocco Schiavone
7-7-2007
Pulvis et umbra

I gialli di Maurizio De Giovanni - Commissario Ricciardi (attenzione perché ha scritto anche i romanzi del Commissario Lojacono, carino ma non il mio preferito!)
Il senso del dolore. L'inverno del commissario Ricciardi
La condanna del sangue. La primavera del commissario Ricciardi
Il posto di ognuno. L'estate del commissario Ricciardi
Il giorno dei morti. L'autunno del commissario Ricciardi
Per mano mia. Il Natale del commissario Ricciardi
Vipera. Nessuna resurrezione per il commissario Ricciardi
In fondo al tuo cuore. Inferno per il commissario Ricciardi
Anime di vetro. Falene per il commissario Ricciardi
Serenata senza nome. Notturno per il commissario Ricciardi
Rondini d'inverno. Sipario per il commissario Ricciardi

I gialli di Claudio Paglieri - Commissario Luciani
Domenica nera
Il vicolo delle cause perse
La cacciatrice di teste
L'enigma di Leonardo
L'ultima cena del Commissario Luciani
Estate in giallo per il commissario Luciani
Delitto e rovescio

I gialli di Marco Vichi - Commissario Bordelli
Il commissario Bordelli 
Una brutta faccenda 
Il nuovo venuto 
Morte a Firenze 
La forza del destino
Fantasmi del passato 

Se siete appassionati di gialli e avete autori e commissari da consigliarmi, sono tutta orecchie!

Vivy

7 novembre

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Era il 2003. 
Ansia, speranze, sogni, incertezza del futuro erano i compagni fissi dei miei 25 e dei tuoi 27 anni. 

Una villa sui colli, nuovi amici e docenti di un master che usavano inglesismi come se fossimo a Londra (riuniamoci per un briefing, facciamo un project work...), la sala ricreativa, le macchinette del caffè, gli apericena dopo 12 ore di lezione.



Le aule, i dipinti sul soffitto, le stanzette in cui studiavamo o il laboratorio dove chattavamo su MSN anche se eravamo a pochi metri di distanza.

I miei stivali col tacco su una neve che non avevo mai vissuto (l'inverno 2003/2004, a Bologna è stato tostissimo), gli autobus la notte per la città, il nostro pub a San Ruffillo (chissà se c'è ancora!?).

Le nostre prime conversazioni via SMS, le uscite con i compagni di corso, il bus 59 che ogni mattina ci trovava in Piazza Cavour.

Le serate in centro, la nostra sera al Moebius (il 7 novembre), la camminata a piedi alle 3 del mattino per tutta Via Toscana.

Il formicolio allo stomaco i giorni dopo. L'incertezza di un rapporto che si è costruito a poco a poco.



Io non sapevo nemmeno dove fosse Prato (ahah), tu non eri stato mai in Sicilia. Io non avevo quasi mai preso un treno regionale (ho recuperato alla grande!!!), tu non avevi mai fatto un bagno al mare il 25 aprile.

Il mio stupore nello scoprire che tuo padre faceva le coperte dell'IKEA (me ne hai regalata subito una e la sera, ancora oggi, la uso quando metto a letto Lucia). La tua curiosità di scoprire una famiglia numerosa come la mia.

Il tuo primo Natale in Sicilia e il pacco regalo per la mia famiglia. La tua prima lettera per me.

Questo e tanto altro custodisco ancora oggi gelosamente in ogni parte del mio cuore.

L'autunno del 2003 ci ha portato fortuna.

Ti amo, amore mio.

Tua Vy

Visitare Stoccolma in tre giorni…e col freddo!

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Anche se ho documentato su tutti i social, in diretta, il nostro weekend lungo all’estero, metto per iscritto l’itinerario che abbiamo seguito e mantenuto, come da programma (avevo già pianificato tutto, a prova di bimba!), per tenere traccia di uno dei nostri viaggi più belli all’estero.



Stoccolma ci ha conquistati moltissimo e ci ha fatto tornare a casa con la promessa: “Ci vedremo presto”! Inoltre siamo stati molto fortunati perché c’è sempre stato il sole (a fine ottobre tramonta verso le 16)!

Non appena varcate le porte della città con l’autobus che, dall’aeroporto di Skavsta (a circa 80 minuti di distanza) ci ha portati a Stoccolma, ho subito notato uno de suoi aspetti più affascinanti: le lampade e abat-jour appese/poste davanti alla finestra di ogni casa.
I palazzi hanno, per lo più, solo delle grandissime finestre senza tende né persiane ed espongono, sulla strada, la loro luce. Una vera gara “a chi ha la lampada più bella!”.
E io…sono stata, per tutta la vacanza, a fotografare i palazzi e le luci, con il naso all’insù!

La luce
E' una delle caratteristiche più belle di questa fredda e affascinante città che, per il lungo inverno, è costretta a vivere senza sole (tramonta verso le 15.30 e ritorna alle 9 di mattina!). Stoccolma con le sue lampade esposte (anche in negozi bellissimi) si illumina di romanticismo e calore. E non perché siamo al ridosso del Natale. È così sempre!

L’Eleganza
Un altro aspetto “particolare “ dei cittadini di Stoccolma è il loro abbigliamento. A differenza degli altri paesi in cui siamo stati e ovviamente ad eccezione dell’Italia (in un negozio di hanno chiesto subito se fossimo italiani per come eravamo vestiti), gli svedesi vestono proprio bene, da capo a piedi, attenti alla moda e agli abbinamenti. Più che le donne, mi hanno sorpreso gli uomini, con camicia, golfino e cappotto, scarpe bellissime. Un portamento “coordinato” alla loro gentilezza e disponibilità. La gente di Stoccolma, infatti, oltre a essere elegante è molto gentile e cordiale.

A misura di bambino
Stoccolma non e affatto grande e si gira bene. Grazie ai tram, alla metro e ai bus (e ai battelli in estate), puliti, nuovi e puntuali, si raggiungono comodamente le varie destinazioni e le principali attrazioni che, per i più piccoli, sono concentrate in un’unica zona.

Penisole e mare
Stoccolma è fatta di tante penisole che, volendo, si possono girare tutte a piedi. Noi abbiamo girato molto con i mezzi per via del freddo, ma abbiamo fatto anche delle belle passeggiate. 

Appena arrivati abbiamo quindi acquistato la Travel Card valida per tre giorni, per me e mio marito dato che per bimbuzza, 7 anni, ci hanno detto che non importava (sul sito in realtà è indicato che è necessario acquistarla dai 7 anni in su, ma noi ci siamo fidati delle indicazioni del personale sul posto). Entrambe le card sono costate in totale circa 60€ (240 corone + 80 costo card). Per noi molto conveniente!

Ecco allora il nostro tour per Stoccolma in appena 3 giorni, assolutamente fattibile e a prova di bimbo!

La sera stessa, appena arrivati, abbiamo fatto un giro per la zona “storica” della città, Gamla Stan, dove ci sono il Palazzo Reale (Stockholms slott), il Nobel Museum, la bellissima piazza Stortoget e soprattutto vie e strade stupende piene di negozi e locali. Abbiamo inaugurato subito il nostro viaggio con una cena tipica svedese, in un ristorantino carinissimo e molto buono (8’ posto su tripadvisor) che vi consiglio: Gästabud
La nostra prima giornata, domenica, è stata all’insegna della fantasia: abbiamo visitato il mondo di Pippi calzelunghe (Junibacken) e il Parco divertimenti di Gronä Lund a tema Halloween.
Siamo stati fortunati perché, senza fare calcoli, abbiamo beccato un periodo “speciale” per Stoccolma, dato che la settimana comprendente Halloween per gli svedesi è proprio particolare, le scuole sono chiuse e ci sono attrazioni in più aperte. Per loro si tratta della festa di autunno.
Se volete, quindi, pianificare un viaggio a Stoccolma, la settimana dal 27 al 5 novembre, generalmente, è molto bella e ricca di atmosfera. Inoltre abbiamo beccato anche il cambio dell’ora, tra il sabato e la domenica notte.

Junibacken - il mondo di Astrid Lindgren e Pippi
Credo sia l’attrazione per bambini più bella che io abbia visto fino ad ora. E non amo particolarmente Pippi eh!
Ci si immerge totalmente in un’atmosfera da favola. Le storie si vivono quasi come protagonisti.
Il giro all’interno di Junibacken inizia su una specie di funivia (Story Train) che, lentamente, viaggia all’interno di una fiaba con contesti e personaggi costruiti (tipo presepe), voci e audio in sottofondo nella propria lingua. Un giro appassionante, indelebile.



Finito il giro sul treno, si accede in una sala grandissima (Piazza delle fiabe), con una vetrata che da’ sul mare e con al centro la casa di Pippi (Villa Villaculla) e il suo cavallo. Mentre i genitori stanno seduti intorno, lungo le panche, i bambini entrano ed escono dalla casa, giocando e immedesimandosi in quel mondo di colore e caos. Lucia ha trascorso tanto tempo in cucina, tra pentole, torte e sportelli nascosti.



Abbiamo pranzato nel ristorante interno (buonissimo davvero) e nel pomeriggio abbiamo raggiunto il parco divertimenti a pochi passi da Junibacken.
Prezzi:
Adulti: 159 corone (16€)
Bambini (dai 2 ai 15 anni): 139 corone (14€)

Gronä Lund a tema Halloween
E' stata Lucia a indicarci questo posto e a esprimerci il desiderio di visitarlo! Le stazioni metro erano piene di pubblicità (marketing azzeccato) e così abbiamo pianificato un giro per questo parco divertimenti che, per la settimana di cui vi dicevo prima, era dedicato totalmente alle zucche e ai mostri. È stata un’ottima proposta anche per gli amici svedesi con cui ci siamo accordati.


La visita di Gronä Lund è stata, infatti, impreziosita dalla presenza di amici italiani, ormai a Stoccolma da anni. Lucia ha giocato tantissimo con due nuovi amichetti che speriamo di rivedere presto e noi abbiamo avuto il piacere di trascorrere del tempo con persone davvero ospitali e deliziose. Dopo esserci scaldati un po’ in un bar vicino, e dopo le chiacchiere di benvenuto, abbiamo iniziato il nostro giro per il parco, tra l’altro visibile da ogni parte di Stoccolma!



C’erano zucche vere, enormi, dappertutto!
Attenzione: il prezzo di entrata non include i giri nelle giostre. Bisogna quindi munirsi di coupon che vendono dentro il parco. C’era molto freddo quella sera (perché ventoso), ma è stato piacevole e divertente vedere i bambini estasiati davanti alle attrazioni per ogni età.



Abbiamo cenato in perfetto orario svedese, alle 17.30, in un ristorante del parco. Lucia si è sbranata un piattone da adulti di spaghetti al ragù! Vuol dire che il ragù era buono perché lei se ne intende!
Prezzi: Vedere sul sito perché dipende dal periodo. Abbiamo acquistato un kit di 10 coupon (per tre bambini) a 380 corone.

Un aspetto molto bello della nostra vacanza a Stoccolma è stato l’uniformarci agli orari e abitudini del luogo. Probabilmente per via del freddo e del buio, siamo andati a letto sempre alle 21.30 e cenato prestissimo. Ci siamo infatti riposati molto e, a differenza degli altri nostri viaggi, siamo tornati in Italia rilassati.

La nostra seconda giornata ci ha visti innanzitutto fare una bellissima passeggiata che consiglio vivamente, lungo Strandvägen. Da una parte palazzi bellissimi, dall’altra il mare con barche e yacht. Dal lungo viale si arriva al ponte che porta nella zona in cui sono concentrati tutti i musei e varie attrazioni. Noi abbiamo preso al volo il tram che in due fermate ci ha portati all’ingresso di Skansen.

Skansen
Il parco più affascinante e particolare che io abbia mai visto! Ovviamente per visitarlo ci deve essere una bella giornata e soprattutto non il freddo polare. Noi abbiamo beccato una giornata soleggiata ma fredda, siamo stati comunque bene.



Quando si entra a Skansen si ha subito la sensazione di trovarsi in “un mondo” particolare: i villaggi svedesi tra il 700 e l’800 sono stati portati in questo enorme spazio verde, perfettamente intatti e integrati nella natura circostante. Si ha quindi la possibilità di entrare (non in tutti) nelle vecchie case/fattorie, nella chiesa, guardare gli animali attorniati da personaggi vestiti come una volta. 



Bellissimo guardare dalle finestre delle case, trovando tutto apparecchiato o i banchi della vecchia scuola!!!



La cosa più sorprendente per noi è stato vedere i grandi bracieri accesi, nella zona centrale e ricreativa del parco, che oltre a riscaldare servivano per arrostire i würstel. 



Il personale del luogo, travestito, forniva gli stecchini lunghi e tutte le salse per poterli condire. 



Noi abbiamo quindi riscaldato sul fuoco i nostri panini portati dall’hotel :-) e per un bel po’ ci siamo rifocillati al calore dei bracieri, seduti su panche, godendo della pace del luogo.
Prezzi:
Adulti: 120 corone (12€)
Bambini: 60 corone (6€)

Vasa
Terminato il giro all’aperto, siamo corsi al caldo del Museo più famoso di Stoccolma, il Vasa. Accoglie un vascello affondato nel 1628 nelle acque di Stoccolma (non appena salpato) e tirato fuori dal mare dopo 330 anni.
Non appena si entra, si viene subito investiti dall’enorme vascello ancora integro e soprattutto riportato nello stesso stato in cui era quando è stato costruito.



Il Vasa è bello non solo per questo, ma anche per tutto quello che contiene intorno. E' possibile ripercorrere la storia del vascello attraverso vari percorsi su più piani. Film per adulti, cartone per bambini, vetrine multimediali, teche, rappresentazioni reali dell’interno del vascello: bimbuzza alla fine del giro, ha saputo spiegare perfettamente tutto quello che è successo al Vasa e soprattutto è rimasta affascinata dagli scheletri degli uomini e donne rimasti coinvolti dal naufragio, dei quali è descritta la storia con i nomi.



Finito il giro per il Vasa, siamo andati a cena a casa dei nostri amici Italo- svedesi in una zona molto bella di Stoccolma, Vasastan.
Prezzi
Bambini: gratis
Adulti: 130 corone

Abbiamo quindi avuto l’opportunità di conoscere una vera casa svedese! Lucia si è divertita moltissimo e con i nuovi amichetti ha messo su un teatro al quale noi genitori abbiamo ovviamente assistito.
L’accoglienza degli amici di Stoccolma è stata davvero calorosa e ha reso ancora più speciale la nostra vacanza.



L’ultima mattina l’abbiamo trascorsa per i negozi di Stoccolma, in alcune zone molto belle. Oltre alla zona non lontano dalla stazione (Drottninggatan), dove domenica mattina abbiamo trovato un mercatino dell’usato, Haymarket by Scandic, siamo stati a Södermalm e poi di nuovo a Gamla Stan per vedere la zona storica di giorno. Abbiamo passeggiato con la tipica ansia e tristezza pre-partenza...ma carichi di tante emozioni e...di una lampada che non ho potuto fare a meno di comprare;-)




Alle 14 abbiamo ripreso il bus (l’autostazione di Stoccolma è bellissima) che ci ha riportati all’aeroporto di Skavsta e, perfettamente in orario, siamo tornati a casa.

Questo è l'ultimo tramonto fotografato dal bus:



A distanza di giorni, ancora ci capita spesso di ricordare il nostro viaggio, di parlarne con nostalgia e di condividere con gli amici la bellezza di Stoccolma. Mi piacerebbe davvero tornarci, magari la prossima volta quando ci sarà solo LUCE. 

Dicono che la festa dell’estate, nella settimana del 21 giugno, sia splendida e particolare. Chissà!? Tra l’altro in quei giorni sarà proprio il mio compleanno...

Ah, questa è la lampada che ho portato da Stoccolma: per motivi di spazio non ho potuto esagerare:)



Vivy

Il mistero della magia del Natale

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Ieri sera abbiamo inaugurato le letture natalizie con una storia dolce come il panettone e frizzante come lo spumante. Il mistero della magia del Natale, di Chiara Valentina Segrè, illustrato da Morena Forza, Edizioni Corsare, è una storia perfetta per tuffarsi nell'atmosfera natalizia perché contiene, in combinazione inedita, tutti gli elementi del Natale: il senso dell'attesa, del mistero, della comunità, della fantasia e infine della salvezza che solo dalla gentilezza autentica può pervenire.

LA STORIA
Tutto inizia a casa della piccola Angelica che, il primo dicembre, come di consueto, non vede l'ora di cominciare ad aprire le finestrelle del suo calendario dell'avvento. Quest'anno, però, qualcosa va storto. Si accorge che sul meraviglioso calendario acquistato dalla cartoleria accanto alla sua scuola non figura più un Babbo Natale sorridente ma un Babbo Natale molto triste.
Il mistero si infittisce quando si rende conto di essere l'unica a notare questo stravolgimento; persino la sua mamma non nota alcunché. La bimba, turbata, decide di confidarsi con un compagno di scuola il quale, lungi dal prenderla in giro, le racconta a sua volta un episodio simile. Anche sul suo calendario dell’avvento c’è qualcosa di strano: il cane husky allegro e scodinzolante ora appare abbattuto e con la coda fra le gambe.
Di confidenza in confidenza i bambini della classe di Angelica scoprono di avere tutti problemi con i propri calendari trasformati e si alleano per svelare il mistero. Confrontandosi, scoprono di aver acquistato tutti il proprio calendario dagli stessi cartolai, i simpatici signori Elfus ed Esmeralda, e decidono di andare in cartoleria per risolvere la faccenda.
Ma come riuscire ad arrivarci durante l’orario scolastico? I bambini elaborano insieme un piano per sfuggire alla vigilanza del bidello durante la ricreazione e, giunti in cartoleria, ricevono una risposta. La cartolaia Esmeralda rivela che forse i calendari venduti sono quelli magici provenienti direttamente dalla terra di Babbo Natale, che gli adulti non sono in grado di vedere il cambiamento sui calendari e che l'unico modo per ricondurre i calendari alla loro atmosfera di gioia e bellezza è far prevalere il Bene nel mondo.
I bambini inizialmente sono scoraggiati “Siamo fregati, noi non possiamo certo fermare le guerre e tutte le cose brutte che accadono nel mondo. Siamo solo bambini” ma poi Esmeralda spiega loro che il Male non si combatte con la forza ma con le piccole, grandi, azioni di amore e gentilezza delle persone buone.
I bambini, nei giorni successivi, cominciano così a esprimersi in comportamenti generosi e gentili: c’è chi decide di studiare di più per rendere felice il papà, chi rinuncia alle merendine per comprare cibo per i vicini di casa bisognosi e così via. Che accadrà alla fine della storia? Torneranno a sorridere i personaggi dei calendari dell’avvento? Vi lascio con questo bel punto interrogativo.

COSA CI PIACE DI QUESTO LIBRO
La storia attira l’attenzione dei bimbi perché è calata in una quotidianità in cui si riconoscono (l’amicizia, la scuola, la famiglia) e nello stesso tempo è permeata di fantasia. Dopo aver letto il libro i bambini non guarderanno più i loro calendari dell’avvento con gli stessi occhi di prima, ve lo assicuro.
La sintonia fra i bambini protagonisti della storia è trascinante. I bambini fanno gruppo e svelano il mistero contando sulle proprie forze perché gli adulti non sono in grado di vedere quello che vedono loro (quanto è vero!) e soprattutto perché sono proprio gli adulti all'origine del male con le loro azioni turpi.
Il significato del libro, che esalta il potere della gentilezza di ogni giorno, è lineare e profondo senza cadere nella retorica ed è un ottimo spunto per proporre ai bambini il gioco del “Compi almeno una gentilezza al giorno”.
Il testo di Valentina Segrè, in cui sono ben dosati azione e dialoghi, crea suspence ed è piacevole da leggere ad alta voce, anche a più voci. La sensazione è che i bambini del libro siano proprio vivi, con le loro emozioni intense e pure e le loro divertenti marachelle. Il testo è di lunghezza media (28 pagine) ma già la prima volta i miei bimbi (7 anni e 4 anni) ed io siamo riusciti a leggerlo tutto d’un fiato, presi dalla tensione di sapere come finiva la storia.
Le illustrazioni di Morena Forza, colorate e gioiose, si stagliano per lo più su fondo bianco, in una fusione di immagini e parole, conferendo ancora più ritmo alla lettura.
Il formato del libro è fra i nostri preferiti: grande, cartonato, con un profumo inebriante di carta stampata.
Che altro aggiungere?
Buona attesa del Natale, nella gentilezza dei gesti, a tutti voi.
Ketty

Un libro per bambini sul Natale: Un Natale da favola

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Commuovente. Il primo aggettivo che mi viene in mente per descriverlo.
Dopo averlo letto la prima volta, da sola in treno, ho provato un brivido lungo la schiena che arrivato fino agli occhi mi ha commossa tantissimo. 

Stavo cercando qualcosa di particolare per la libreria di bimbuzza a tema Natale e ho subito capito, guardandolo e sfogliandolo velocemente in libreria, che era lui che stavo aspettando.



Amore, dedizione, generosità, riconoscenza sono alcuni dei sentimenti che straripano dalle pagine di Un Natale da favola di Hubert B. Kemoun, Olivier Desvaux (Jaca Book Collana: Ragazzi, dai 6 anni).
Un libro bellissimo anche per gli adulti. Direi, senza età.

Protagonisti sono i burattini delle favole che, preoccupati nel vedere Mastro Belloni (colui che li ha creati) malato e infreddolito, disteso su un letto da solo, si cimentano per trovare una soluzione e salvarlo.
La prima ad accorgersi del malore di Mastro Belloni è la Bella Addormentata che, agitata, sollecita Biancaneve e i Sette nani, il lupo, la nonna e Cappuccetto rosso, Pinocchio, Cenerentola, tutte le marionette delle favole più belle.



Non c’è più legna per accendere un fuoco, fuori c’è tanta neve, loro non possono sicuramente muoversi da quella casa.

“Non c’è più legna. Cosa ne sarà di noi?..."

E così i burattini, preoccupati e riconoscenti verso chi li ha creati, decidono di staccare una parte del loro corpo di legno per accendere in fuoco che, in men che non si dica, inizia a cantare la sua canzone e a scaldare la stanza di Mastro Belloni.

"A colui che tiene i fili che mi regalano gli applausi e le risate dei bambini...io offro la mia gamba..."



Quando il Mastro si sveglia, guarito perché ristorato dal calore, trova i suoi burattini tutti rotti e, vedendo il fuoco acceso, capisce quello che hanno fatto. Decide all'istante di uscire di casa e, nonostante la neve e il freddo e soprattutto fregandosene della vigilia di Natale (per la quale avrebbe voluto preparare una bella cena) si dedica alla raccolta della legna che gli servirà per ricostruire, nel corso di tutta la notte, i pezzi mancanti dei suoi burattini.



Il giorno di Natale, dopo una nottata in bianco, Mastro Belloni mette intorno al suo tavolo tutti i burattini riparati, ma senza pranzo di Natale. Non ha avuto tempo di pensare ad altro!



Ma ecco la magia! Una Maga delle stelle trasforma il naso che Pinocchio aveva gettato nel fuoco in un dolce al cioccolato. E indovinate un po’? Secondo la leggenda, proprio questa storia magica ha dato vita al dolce che oggi conosciamo come “tronchetto”. Lo avreste mai detto???

Oltre alla storia ben costruita, le immagini forti e presenti in ogni pagina, comunicano tantissimo. I colori non sono vivaci e mia figlia, in un primo momento, è rimasta incerta. Lo abbiamo letto insieme più volte e, dopo un suo primo disappunto, mi ha colpito il fatto che i giorni seguenti ha continuato a parlarne, tirando fuori scene e considerazioni su Mastro Belloni che secondo lei somiglia tanto a Babbo Natale.
Come darle torto? In effetti sembra proprio lui! Dietro quell’anziano signore, si cela un animo buono, un amante dei giocattoli e burattini che vive in mezzo a tanta neve.

La citazione di tutti i personaggi delle favole, inoltre, rende il libro ancora più accattivante.

Spero piaccia anche a voi. Per me promosso a pieni voti.

Vivy 

La violenza contro le donne ha solo un nome: crimine

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Il 25 novembre è la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Perché dedicare una giornata a questa causa?
Perché la violenza maschile contro le donne - sembra incredibile - ancora oggi  e persino nei Paesi democratici e sviluppati come l'Italia, è una vera e propria EMERGENZA in tutte le sue declinazioni: sociale, culturale, sistemica e strutturale.
C'è ancora disparità di potere tra i sessi e, finché vi saranno diseguaglianze di genere, piangeremo ogni giorno donne assassinate dai colpi di mariti inferociti, ci dispereremo per le nostre giovani figlie molestate o violentate, soffriremo per gli insulti cruenti e le vessazioni psicologiche subite dalle nostre amiche fra le mura domestiche, ci sentiremo umiliate dalle notizie di donne ignobilmente sfruttate nei luoghi di lavoro e tante altre simili aberrazioni.

La violenza contro le donne si può debellare e prevenire.
Dobbiamo crederci, prima di tutto dobbiamo crederci noi donne.

La violenza contro noi donne non è un destino ineluttabile, non è il prezzo da pagare per essere donne, non è per il modo in cui gli uomini manifestano il loro amore o la loro attrazione per noi.
La violenza di un uomo contro una donna ha solo un nome: crimine.È una violazione dei nostri diritti, è un'ingiustizia inaccettabile.

Le vie d'uscita dalla violenza sono numerose e si incrociano: politiche governative adeguate, formazione specifica delle forze di polizia e della magistratura, educazione nelle scuole e nelle famiglie, reti sociali di sostegno delle donne, valorizzazione dei Centri Antiviolenza.

Cosa sono i Centri Antiviolenza?
Si tratta di strutture che riservano speciale accoglienza alle donne che subiscono violenza.
Nei Centri Antiviolenza e nelle Case Rifugio, le donne in difficoltà vengono ascoltate e ricevono molteplici forme di sostegno nella segretezza e nell'anonimato.
Ce ne sono numerosi in tutta Italia.
L’associazione D.i.Re raccoglie in un unico progetto oltre 80 associazioni di donne che affrontano il tema della violenza maschile sulle donne secondo l’ottica della differenza di genere.
Con particolare riferimento alla zona di Prato, segnalo il ruolo fondamentale del Centro Antiviolenza La Nara, un progetto sociale e politico che persegue lo scopo di provocare un processo di cambiamento culturale e materiale per affrontare ogni tipo di violenza fisica, psicologica, economica, sessuale esercitata sulle donne di qualsiasi provenienza, età, professione, religione.
Attraverso relazioni con altre donne professionalmente competenti, il centro sostiene la donna, i suoi figli e le sue figlie nel percorso di uscita dalla violenza, nel recupero della propria autonomia e nella reintegrazione sociale.
Nei casi più gravi, il Centro La Nara offre accoglienza temporanea alle donne e ai loro figli in casa rifugio per un percorso di protezione.

SERVIZI OFFERTI
Ascolto e accoglienza della donna nella richiesta di aiuto attraverso:
- linea telefonica con sportelli a Prato (tel. 0574 34472 dal lunedì al giovedì: 9.00 -13.00; 15.00-18.00;venerdì 9.00 -13.00; segreteria telefonica attiva tutti i giorni 24 ore su 24) e Vaiano (secondo e quarto venerdì del mese, 9.00-11.00 presso la sede del Comune)
- colloqui individuali
- consulenze psico-sociale e socio educative
- consulenze legali e affiancamento durante l’iter processuali e nelle procedure di richiesta di gratuito patrocinio
- informazioni sui servizi territoriali riguardanti: salute, lavoro, istruzione, formazione ,tempo libero.
- accoglienza temporanea nella casa-
- sportelli a Prato e Vaiano. 
Il 25 novembre, il Centro La Nara è parte attiva, con altri enti, nel'evento che riporto in foto.
Saranno inoltre devoluti in favore del Centro i proventi della manifestazione sportiva Prato Kid Sport Marathon 2017 che si terrà il 17 dicembre a Prato. 
Partecipiamo. Numerosi. Convinti. 
Se sei vittima di violenze di quasiasi tipo perpetrate da un uomo, chiedi aiuto. Non aspettare, riprendi in mano la tua vita.

Se sei una donna o un uomo che non sopporta di veder soffrire le donne a causa della violenza di genere, non esitare, contribuisci anche tu alla diffusione delle corrette informazioni e sostieni i progetti dei Centri Antiviolenza. 

Grazie a Elena del Centro Antiviolenza La Nara per le informazioni e per il suo impegno appassionato e appassionante in favore delle donne.

Ketty

Tram 28: un libro per bambini (e non solo) sull'amore

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Non poteva lasciarmi indifferente questo splendido albo illustrato di Edizioni Curci, scritto da Davide Calì e illustrato da Magali Le Huche.

Perché? Semplice! 
Io sono una pendolare, prendo ogni giorno il treno e il bus (non il tram) e il mio occhio è abituato a intercettare volti e situazioni, tanto da fantasticare sulla storia che corre tra i viaggiatori casuali e non. Capisco subito se chi viaggia è abituato a farlo o se si trova sul vagone per caso, spaventato se salta la fermata, chiedendo sempre "dove siamo?".




C'è chi sceglie sempre la stessa carrozza e il lato finestrino, chi incontra gli amici e chi preferisce un momento di solitudine leggendo un libro o ascoltando la musica con le cuffiette. Insomma, il pendolarismo lo conosco molto bene come anche i capi treno, che ormai non mi chiedono nemmeno più di esibire il biglietto (sono abbonata!).

Il tranviere Amedeo mi ha, quindi, fatto subito simpatia: tra le pittoresche vie di Lisbona (bellissimo il contesto!!!) porta a bordo del suo tram, direi con amore, i viaggiatori.. Fossero tutti come lui!!! Magari ci fosse sempre buonumore sul mio treno!!! Eh già, i ritardi  continui non aiutano affatto sull'umore, ma creano certamente solidarietà e amicizia tra le persone costrette a subire molto spesso i disagi quasi giornalieri (lo so, sto divagando..ahaha).



Ecco allora il simpaticissimo Amedeo che rende le sue corse in tram delle vere avventure piene di sorprese. Quando c’è lui alla guida, può succedere di tutto...e il buonumore tra i passeggeri si diffonde molto velocemente.

Ma cosa rende particolari le sue corse per le bellissime strade di Lisbona?

Amedeo tiene ai suoi passeggeri, ormai li conosce proprio bene...come quei timidissimi innamorati che non riescono ad andare oltre uno sguardo e hanno quindi bisogno di una spinta. E come??? Beh ci pensa Amedeo con la sua fermata brusca che fa scoccare un bel bacio!



Quanto amore corre tra i binari!A questo proposito non posso non ricordare l'amore nato in treno tra una coppia di amici che conosco molto bene. Ebbene, anche il treno può far nascere grandi amori!

Il tram di Amedeo è allegro, sorprende ad ogni fermata...vi consiglio di "fermarvi" a leggerlo se vi capita. I bambini resteranno sicuramente affascinati dalle immagini incantevoli e colorate tra sorrisi...e qualche rossore alle guance. Bellissimo anche per gli adulti...Io per es. se mi fossi innamorata di mio marito sul treno o bus, glielo avrei regalato senz'altro! ahaha

Tra l'altro, facendo qualche ricerca, ho scoperto che il pittoresco tram giallo a Lisbona porta i visitatori per un classico giro per la città! E siccome io e mio marito abbiamo in mente proprio Lisbona per il nostro prossimo viaggio all'estero, mi sa che il giro turistico sul tram 28 non me lo lascerò scappare:)

Vivy

Selvaggia Lucarelli, i suoi "Dieci piccoli infami" e me

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Avevo bisogno di relax in questo fine settimana e ho scelto una lettura in linea col mio mood.
"Dieci piccoli infami - gli sciagurati incontri che ci rendono persone peggiori" di Selvaggia Lucarelli, pubblicato da Rizzoli, è un libro brillante, costellato di battute esilaranti, sottilmente crudele e, nello stesso tempo, è uno di quei libri che con l'ironia attivano i tasti della riflessione
D'altronde Selvaggia Lucarelli è una di quelle donne che offre sempre chiavi di lettura interessanti anche quando non ci si trova d'accordo con le stesse, una persona da frequentare dunque!

Nei dieci capitoli del libro, l'autrice descrive episodi che hanno per protagoniste dieci persone che hanno segnato negativamente la sua vita, chi assediando i castelli di illusione e ingenuità giovanili, chi ostacolando i sogni d'amore o di fama, chi mortificando il suo amor proprio. 

Per me l'episodio più divertente è quello dedicato al parrucchiere infame. Ditemi se non è vero che la mano del parrucchiere può essere tocco di grazia o maledizione per la giornata di una donna. 
A proposito dell'importanza dei capelli, Selvaggia efficacemente afferma:"Per me il Butterfly Effect è che se il battito delle ali di una farfalla rovina la piega a una ragazza in Alabama, io avverto il suo dolore qui, in corso Sempione". 

Spaventoso e drammatico ho trovato l'episodio incentrato sull'uomo della Mini grigia, il tipo dalla faccia pulita, persino padre di famiglia, che tenta di adescare una giovane ragazza in modo languido e viscido...

Ognuno di noi avrebbe materiale narrativo per scrivere il proprio "Dieci piccoli infami" serio e faceto, perché la vita è intessuta di relazioni con le persone e ciascuna relazione lascia un segno. Non siamo impermeabili ad alcun rapporto. Siamo quello che leggiamo, che mangiamo, i nostri incontri e scontri.

Potremmo domandarci che senso ha rimestare nel pentolone delle persone che ci hanno fatto del male, se non sia più benefico concentrarci sugli incontri che alimentano buonumore, conoscenze, abilità, speranze. 
In effetti mi sono chiesta se l'intento dell'autrice fosse quello di confezionarsi una piccola vendetta letteraria verso i suoi dieci infami, anche considerando che ogni capitolo termina con un coriaceo "No, non l'ho perdonato". 
Poi mi son risposta: fatti suoi. Il giudizio, come la vendetta, a me sembrano perdite di tempo.
Quel che mi interessa è l'effetto che la narrazione ha prodotto in me che tendo a ricercare sempre la sfumatura positiva in tutto e tutti, a giustificare, a minimizzare le mie sofferenze personali, a perdonare.
D'altra parte il perdono non è assenza di memoria.
Il libro ha rafforzato una mia convinzione: è fondamentale ricordare bene non solo le persone che hanno reso più bella la mia vita ma anche quelle che mi hanno fatto soffrire. 
Queste ultime sono, nella strada della vita, i segnali di pericolo: se le conosco, posso raggirare il pericolo e  raggiungere più agevolmente la felicità. 
Una lezione anche per i nostri figli. 
In conclusione, su un punto dissento completamente dall'autrice: l'incontro con gli infami, anziché renderci peggiori (che poi... peggiori rispetto a cosa?)può renderci persone più forti e offrirci una bella lente di ingrandimento per riconoscere le relazioni edificanti della nostra vita.
Ketty
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